In sella alla sua bici elettrica andava a raggiungere gli amici dopo il cenone della Vigilia, ma non è mai arrivato a destinazione, forse falciato da un’auto pirata che ha tirato dritto dopo l’incidente. È questa la ricostruzione più attendibile della tragica fine di uno chef mantovano, Andrea Lodi Rizzini, 43 anni, trovato esanime in un fossato la mattina di Natale. Sulle cause della morte non si hanno ancora certezze assolute. I carabinieri di Viadana si attengono ala formula di rito - "seguiamo tutte le piste" - e il loro lavoro sembra abbia sgombrato il campo da altre possibili ipotesi se non quella dell’incidente stradale. Qualche traccia dell’investimento sarebbe stata trovata sul posto: in questo caso l’investitore potrebbe avere le ore contate.
Una conferma arriverà dall’autopsia che si svolgerà oggi (27 dicembre) a Mantova. La eseguirà l’anatomopatologo veronese Dario Raniero, chiamato a riferire i risultati al pubblico ministero mantovano, Michela Gregorelli. Intanto sono stati messi in chiaro tutti i movimenti della vittima nelle sue ultime ore di vita. Lodi Rizzini, che si era diplomato cuoco all’istituto alberghiero di Salsomaggiore, in questo periodo era senza lavoro. Libero da impegni professionali, aveva cenato con il padre nella casa dove entrambi vivevano a Cogozzo di Viadana.
Finita la cena, attorno alle 22 padre e figlio si separano. Il più anziano esce per recarsi alla Messa di mezzanotte, il più giovane dice che raggiungerà la sua compagnia in un circolo di Boretto, una località a ridosso della sponda del Po. Cosa accade nelle ore immediatamente successive è ancora un mistero. Il padre, rientrato a casa, non si meraviglia che il figlio non ci sia e va a dormire. La mattina dopo però si accorge che non è rientrato e in lui scatta un campanello d’allarme. Inizia a cercarlo e ripercorre la strada che da Viadana va a Boretto e qui scopre la bici del figlio appoggiata a un cancello. Una delle gomme è bucata. Allora l’uomo telefona ai carabinieri e partono le ricerche, che si concludono poco prima di mezzogiorno con il ritrovamento del cadavere dello chef.
Il corpo è in un fosso lungo la strada che porta al ponte sul Po, poco lontano da una stazione di servizio; la carreggiata in quel punto fa una curva e sul selciato c’è una scarpa della giovane vittima. Questo particolare lascia pensare che la vittima, dopo la foratura, abbia proseguito a piedi e sia stata travolta da un altro veicolo. Sul corpo del giovane cuoco, che i recente si era sottoposto a una drastica dieta, non c’erano segni apparenti di violenza. Sembra che l’ora della morte, poi, non fosse di moltissimo anteriore a quella della scoperta del cadavere. Ma si tratta di prime impressioni, le risposte concrete arriveranno dall’autopsia. In parallelo gli inquirenti stanno setacciando l’area del ritrovamento e la strada percorsa da Lodi Rizzini e sono alla ricerca di possibili testimoni. Se qualcuno avesse visto qualcosa può mettersi in contatto con la caserma viadanese.