Goito (Mantova), 20 gennaio 2025 – Un altro rarissimo Ibis eremita, in via di estinzione in Europa, è stato trovato morto nelle campagne mantovane. E questa volta, a differenza dell’esemplare ritrovato folgorato esattamente un mese fa, c’entra la mano dell’uomo. L’animale è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco.
La scoperta dell’Ibis ucciso
Ma andiamo con ordine. Nei giorni scorsi l’associazione ambientalista austriaca “Waldtrappteam Cconservation&Research”, che da anni cura la reintroduzione in natura dell’Ibis eremita e che ha partners in tutta Europa tra cui, per l’Italia, i Carabinieri forestali, ha segnalato ai Carabinieri Forestali di Goito che un esemplare del raro uccello, monitorato tramite GPS, probabilmente era morto.
Effettivamente i militari hanno poi recuperato in località Vasto, i resti dell’Ibis Eremita monitorato, razza rigidamente protetta dalle normative nazionali ed europee. Al volatile in questione era stato attaccato un piccolo GPS per monitorare le rotte di migrazione. I Carabinieri Forestali hanno sottoposto il volatile ad analisi radiografiche presso una clinica veterinaria, accertando che l’animale protetto è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco. La carcassa è stata affidata all’Istituto zooprofilattico dell’ATS Padana di Mantova per ulteriori analisi. Sono in corso mirate indagini da parte del Nucleo Carabinieri Forestali per risalire al responsabile.
Cosa sono gli Ibis eremiti
G li Ibis eremiti (geronticus eremita) sono degli uccelli di grandi dimensioni, gregari, appartenenti all’ordine dei Pellicani, e sono praticamente estinti in Europa. Il piumaggio è completamente nero, ed il lungo becco rosso ricurvo verso il basso ne è il tratto più caratteristico. E non sono da confondere con il parente meno nobile, l’Ibis sacro, bianco e nero, con il becco nero, che al contrario dell’eremita è facilissimo da vedere nei campi della pianura, a decine, intento a beccare il terreno alla ricerca di insetti ed altri invertebrati per nutrirsene.
La reintroduzione in natura
L’aspetto emozionante della vicenda del nostro Ibis e del Progetto internazionale che ne sta promuovendo la reintroduzione è che gli Ibis eremiti, ridotti a poche decine di esemplari in tutto il mondo con solo poche coppie riproduttive ubicate in alcuni giardini zoologici europei, sono stati allevati a partire dai pulcini nati da tali coppie, sono stati abituati a riconoscere come “genitori” alcuni giovani ricercatori naturalisti del progetto, i quali, dopo i mesi di allevamento portato avanti in ambienti a loro famigliari, giunti al momento della migrazione, li hanno abituati a migrare seguendo i deltaplani a motore condotti dai ricercatori stessi, partendo dall’Austria ed accompagnandoli in volo fino ai luoghi di svernamento storici per l’Ibis eremita, che in Italia sono, tra gli altri, le Lagune di Orbetello. Dopo alterne vicende, fatte anche di insuccessi e delusioni, i primi Ibis hanno dapprima imparato a migrare seguendo i deltaplani, e poi hanno imparato a farlo da soli, portandosi dietro i giovani nel frattempo nati.
Un progetto eccezionale per complessità ed ambizione, che continua, ma che purtroppo vede anche una perdita costante di animali sia per cause naturali che, purtroppo, per l’opera sconsiderata dell’uomo, al punto che in Italia le perdite per bracconaggio superano il 30%, concentrate sulle pianure lombarde della bassa bresciana e del basso veneto, oltre che in Toscana. La perdita ecologica è enorme, se si pensa che la popolazione selvatica mondiale attuale, che è poi tutta europea, è di solo 250 individui.