Un secolo di vita in camice bianco, con la consapevolezza di essere qualcosa in più di un rivendita di medicine. La Farmacia Cooperativa Mantovana ha chiuso lo scorso 30 giugno il suo esercizio economico del centenario. Basta qualche numero a raccontare molto sul significato della sua presenza in città. La Cooperativa nasce nel maggio del 1922 sulla scia di esempi di cooperativismo solidale e filantropico (l’esempio lo aveva dato Milano, sin dal 1890, con la prima coop farmaceutica in corso Vercelli). L’anno è di quelli complicati: tensioni, scontri e la presa del potere del fascismo a fine ottobre. Ma l’esperienza è destinata a consolidarsi.
I fondatori sono 8 impiegati e un insegnante. Sono Aurelio Dall’Acqua, Gino Norsa, Carlo Dedali, Zeno Menini, Giuseppe Bressanin (scelto come primo presidente), Giuseppe Umberto Vivanti, Guido Catalani, Gaetano Bonini e Alfredo Fornaciari. Sono loro che si distribuiscono altrettante azioni, del valore di 100 lire l’una, e avviano l’attività. Gli scopi sono quelli di diventare un punto di riferimento per la relativamente giovane industria ltaliana del farmaco, garantire i prezzi migliori possibili e - perché no? - spezzare il monopolio del commercio farmaceutico, che sin da allora vedeva la farmacia di famiglia passare da padre in figlio. Una sorta di liberalizzazione prima ancora che diventasse un tema di moda.
Dal manipolo di avventurosi soci degli anni Venti, la strada compiuta è stata molta e oggi si è passati a quota 2.380, che in un realtà come quella mantovana (il capoluogo non supera i 50mila abitanti) significa avere un socio in ogni famiglia o quasi. In questi decenni, poi, è completamente cambiata l’attività che si svolge nella palazzina all’angolo tra via Verdi e via Fratelli Bandiera, nel cuore del centro storico: "Nei primi anni e per molto tempo la farmacia lavorava sulle preparazioni galeniche magistrali – spiega Marina Sergi, la prima donna a mettersi alla direzione della cooperativa –. Nel seminterrato sotto il negozio esisteva un grande laboratorio dove i farmacisti approntavano gran parte dei farmaci, a cominciare dal chinino", sostanza strategica nella lotta contro la malaria e le zanzare, che in zona di acqua dolce e laghi, ha impiegato decenni a essere eradicata. Inoltre la cooperativa faceva da ‘magazzino’ per le altre farmacie presenti sul territorio mantovano, che quindi si rifornivano nei grandi depositi allestiti in via Verdi. La diffusione dei farmaci di produzione industriale, le nuove catene di distribuzione e la computerizzazione dei rifornimenti hanno fatto quasi sparire il settore della produzione galenica e le funzioni logistiche dell’azienda.
È rimasto però, intatto, lo spirito solidaristico dei fondatori, che avevano immaginato una società in grado di coprire i costi, accantonare un utile prudenziale, e spuntare i prezzi migliori per chi si riforniva qui. Oggi il vantaggio per gli azionisti consiste nella restituzione, 4 volte l’anno, di una percentuale sugli utili. Oggi la cooperativa, che realizza un giro d’affari che sfiora i 2 milioni di euro l’anno, segue l’evoluzione che il settore impone, ma non rinuncia alle proprie peculiarità. Il Covid è stato un duro banco di prova che l’ha vista in primo piano ta i presidi sanitari della città e un punto di riferimento per i mantovani. Ma c’è dell’altro: la Cooperativa sta investendo nella realizzazione di alcuni laboratori in via Verdi che sono destinati ai medici. Saranno strutture in grado supplire alla sempre più scarsa presenza in città di figure di studi medici e specialistici. I professionisti, infatti, vengono spesso attirati dai nuovi centri sanitari operanti nei comuni dell’hinterland, lasciando sguarnito un pezzo di territorio. E così, dopo un secolo, la farmacia dei mantovani immagina un nuovo futuro.