Viadana, 30 settembre 2024 – Consapevole di ciò che è stato e di ciò che ha commesso. Per ora nessun ravvedimento, nessun ripensamento, nessuna paura. Non una lacrima. Come senza lacrime ha accompagnato i carabinieri nel giardino accanto al suo condominio, dove aveva collocato il corpo della donna, con uno strato di foglie a fare da sudario. Poche parole riservate al violento episodio che lo ha privato della libertà e della giovinezza.
Più che a uno stato confuso, che sarebbe normale al quarto giorno di cella, è più facile pensare che il giovanissimo fermato mantenga l’atteggiamento di totale freddezza e distacco che lo sta accompagnando in questi giorni. Dialoga e parla, come dice chi ha avuto modo di confrontarsi con lui, di “varie cose”.
Interrogatorio e accertamenti
Così si mostra, al Beccaria di Milano, il diciassettenne di Viadana in carcere accusato dell’omicidio di Maria Campai, 42enne romena, e di occultamento del suo cadavere. È stata disposta la traduzione al Tribunale dei minori di Brescia.
Se non ci saranno ripensamenti da parte sua, il ragazzo, studente al terzo anno di un istituto tecnico, sarà presente nella mattina di oggi, lunedì 30 settembre, all’udienza di convalida del fermo davanti al giudice.
Sempre in mattinata saranno in via Monteverdi, a Viadana, gli uomini del Ris di Parma. Attenzione focalizzata sul garage del condominio dove il fermato vive con la famiglia. Il garage dove sosteneva i suoi esercizi con attrezzi e pesi, da fanatico cultore della forza fisica, con un divano per le pause di riposo. Lì si è intrattenuto con la donna e lì l’ha uccisa, soffocandola o strangolandola dopo averla colpita al viso e alla testa.
È probabile che gli esperti di Parma cerchino nuove tracce dopo quelle (macchie ematiche, residui organici, impronte) che il ragazzo aveva tentato di cancellare, nuovi elementi utili alla ricostruzione, ancora nebulosa, dell’aggressione mortale, che avrebbe visto la vittima soccombere all’istante.
Il cellulare della vittima
L’ha sopraffatta l’eccezionale vigoria dell’occasionale compagno, praticante appassionato fino alla mania del Mma, sintesi di più sport da combattimento. Non solo. Fino alla vigilia di quel 19 settembre, il ragazzo ha effettuato online ricerche spasmodiche sulle tecniche per uccidere a mani nude e su pratiche di sesso estremo. Oggi verrà affidato l’incarico per l’autopsia.
Non si trova il cellulare di Maria Campai. Facile presumere che sia stato l’assassino a farlo sparire. Per concordare l’incontro il ragazzo aveva inviato la posizione del luogo dell’appuntamento sul telefonino della donna, che a sua volta l’aveva girata alla sorella Roxana. Non l’indirizzo preciso ma solo la posizione e in un’area decisamente vasta, con numerosi condomini.
Le ricerche vane
Roxana Campai e il compagno marocchino avevano accompagnato Maria all’appuntamento e avevano visto per qualche istante quello che era apparso come un giovane uomo, con gli occhiali. Quando, preoccupata per la sparizione della sorella e il suo silenzio, Roxana Campai ha avviato la ricerca, lo ha fatto senza un riferimento preciso di localizzazione. Ha lanciato un appello attraverso “Chi l’ha visto?”. Ha affisso manifesti.
I carabinieri hanno passato al setaccio la zona dell’ultimo avvistamento di Maria, impiegando anche i cani molecolari. Ma si stava cercando un uomo, non un ragazzino di diciassette anni, terzogenito di una famiglia albanese assolutamente integrata, bravo studente al terzo anno di un istituto tecnico, tranquillo, riservato, taciturno
. Giovedì scorso, 26 settembre, Roxana ha scorto una Punto con alla guida una donna bionda e un ragazzo accanto. Una folgorazione. L’ha seguita fino a una farmacia, il compagno di Roxana ha scattato una foto con il cellulare. Dopo una settimana è stato l’epilogo.