
A sinistra, i rilievi dei carabinieri. A destra, la vittima Francesco Capuano
Suzzara (Mantova), 24 dicembre 2024 – A poche ore da Natale un delitto misterioso scuote la comunità di Suzzara: un pensionato di 79 anni è stato ucciso a colpi di pistola (forse uno, ma non è certo) nel suo garage. Si chiamava Francesco Capuano, ex bidello a Napoli, vedovo da tre anni. Dopo essere stato messo a riposo per limiti d’età, aveva deciso di trasferirsi al Nord, per avvicinarsi ai figli che vivevano nella Bassa Mantovana.
A Suzzara aveva trovato casa in uno stabile di via Bolcheria 13, dove abita anche la figlia di 46 anni. Ieri mattina era una giornata come un’altra. Poco dopo le 9, padre e figlia escono per fare la spesa. La loro auto è parcheggiata in garage: lui va a prenderla mentre lei si accorge di aver dimenticato qualcosa e torna su. Il tempo di percorrere il tragitto verso l’appartamento per poi tornare in garage e la donna si trova di fronte a una scena sconvolgente: il padre, che è già salito in macchina, è accasciato esanime in un lago di sangue. Qualcuno gli ha sparato colpendolo alla testa.
Scenari da comprendere
Scatta l’allarme, arrivano ambulanze e carabinieri (compresi gli specialisti del Ris di Parma) e iniziano le indagini e gli interrogativi. Quelli più immediati riguardano il tipo di arma usata: sul posto non sono stati trovati bossoli, assicurano gli investigatori, e per conoscere il numero dei colpi andati a segno e il calibro della pistola del killer servirà attendere l’autopsia. Un esame che - stando sempre agli inquirenti - verrà eseguito, se va bene, venerdì o sabato prossimi. L’altro filone d’indagine riguarda, ovviamente, la personalità e il passato della vittima. Immacolato, dicono le carte: Francesco Capuano è incensurato, così come tutta la sua famiglia. Non è tuttavia esclusa la pista del regolamento di conti, maturato all’interno di quale contesto è ancora tutto da capire.
Indagine in salita
Agli inquirenti non resta che verificare le altre circostanze: il racconto della figlia di 46 anni, che con la vittima condivideva la quotidianità, e la posizione dell’altro figlio, che pure vive a Suzzara, ma in un’altra zona della cittadina. Lui, a quanto pare, al momento dei fatti era al lavoro. I carabinieri, arrivati da Gonzaga e dal comando provinciale di Mantova, hanno anche iniziato a cercare possibili testimoni: a un primo accertamento, nessuno avrebbe riferito di aver sentito spari, e questo particolare ha indotto a supporre che l’omicida abbia usato un silenziatore. Gli inquirenti però non confermano, né rivelano se nella zona di via Bolcheria, abbastanza lontana dal centro urbano, qualche telecamera abbia catturato indizi che aiutino le indagini.
Zone d’ombra
Qualche elemento in più servirebbe perché, dal come la descrive chi la segue in Procura e tra i carabinieri, l’inchiesta è ancora ancora immersa in quella nebbia che spesso inonda questa fetta di Pianura padana. Chi ha sparato all’ex bidello? Qualcuno venuto dal suo presente o dal suo passato? E Suzzara è stato uno scenario del tutto casuale? Scorrendo la storia recente, il Comune mantovano diviso tra attività agricole e produzione industriale di furgoni, non è stato interessato se non marginalmente da infiltrazioni della criminalità organizzata. Ma questo ovviamente non esclude nessuno scenario.