GABRIELE MORONI
Cronaca

La rabbia e il dolore della madre di Yana: "Una vita per la vita. Ergastolo all'assassino"

Tatiana chiede "giustizia per mia figlia e per tutte le donne"

La camera ardente e i genitori di Yana

La camera ardente e i genitori di Yana

Castiglione delle Stiviere (Mantova), 7 febbraio 2023  "Chiedo giustizia per mia figlia. Chiedo l’ergastolo per chi l’ha uccisa. Una vita per una vita, la vita tolta a Yana. La giustizia per mia figlia sarà la giustizia per tutte le donne uccise". È in lacrime. Straziata, devastata. Ma è forte e la sua voce è ferma quando invoca giustizia. È Tatiana Serberchuk, la madre di Yana Malayko. Volata dal Canada, dalla cittadina dell’Ontario dove vive da un anno, come rifugiatadall’Ucraina sconvolta dalla guerra. A Malpensa l’attendevano il marito Oleksandr, Francesco Porrello, amico fraterno di Oleksandr, l’avvocato Angelo Lino Murtas, il consulente criminologo Gianni Spoletti. Tatiana vuole rivedere la figlia, ma prima ha deciso di ripercorrere le ultime stazioni del suo calvario. Lonato del Garda, la strada di campagna, la catasta di rami e rovi che per 13 giorni ha nascosto il corpo della ragazza. È in attesa Andrei, il giovane che Yana frequentava da poco. Abbraccia i genitori. Tatiana e Oleksandr si avviano verso quella catasta, tenendosi per mano, depongono un cero, mescolano le loro lacrime, abbracciati.

Signora, chi era Yana?

"Era difficile non amarla. Era solare. Come figlia unica per noi era una sole che adesso si è spento, ma è sempre nel nostro cuore. Era un angelo in terra, un angelo che è impossibile dimenticare. Era difficile non accorgersi della sua anima: riusciva a regalare un sorriso a tutti, familiari, parenti, amici".

Negli ultimi tempi aveva manifestato problemi, timori?

"Yana amava moltissimo Dumitru, me lo diceva. L’ho sentita dopo Capodanno. Mi ha detto che aveva capito moltissime cose di lui, che era tanto delusa. Non le dedicava più tempo. Era diventato sgradevole. Mi ha chiamato il 18 gennaio. Aveva una voce più serena, quasi felice. ‘Mamma, ho capito tutto. Il mio amore non lo cambia, non lo cambierà. Io voglio avere una famiglia, una vita migliore’. Alla fine mi ha detto: ‘Mamma l’ho lasciato e da oggi inizio una vita felice. Sono positiva. Vedo un futuro chiaro davanti a me’. Yana era tanto amorevole. Non avrebbe mai confessato quello che aveva sofferto per non dare una brutta immagine del ragazzo con cui stava. Proteggeva anche lui".

Aveva progetti per il futuro?

"Aveva pianificato molte cose. Faceva dei corsi per garantirsi un futuro, come quello da estetista. Era bella e voleva dare bellezza anche agli altri".

Cosa chiede, oggi?

"Giustizia. Chiedo l’ergastolo. La vita per la vita. Una vita per la vita strappata a mia figlia. Lo chiedo per mia figlia, la mia unica figlia, il mio sole, la mia anima, tutto quello che noi genitori avevamo in questo mondo. Chiedo che sia fatta giustizia, perché persone del genere non possano mai più fare del male ad altre ragazze, altre donne, perché i vostri figli e figlie possano vivere sicuri. La giustizia per Yana è la giustizia per le donne uccise e per tutte le donne".

Il piccolo corteo di auto percorre un piccolo tratto, fino alla Valle, una località di Castiglione. Si ferma in via Albana, dove la Mercedes di Dumitru Stratan si è impantanata in un campo. Il corpo di Yana è rimasto per cinque ore chiuso nel bagagliaio. All’ospedale di Mantova il terribile rito del riconoscimento. Poi Tatiana e Oleksandr riportano la bara bianca a Castiglione per la camera ardente.