GABRIELE MORONI
Cronaca

Processo Yana Malaiko, la rabbia di papà Oleksandr: “In Italia ogni donna deve sapere che non è sicura”

Alla lettura della sentenza, che ha escluso la premeditazione da parte dell’assassino della giovane ucraina, negando quindi l’ergastolo, il genitore ha mostrato tutto il suo disappunto: “Per gli stranieri qui la giustizia non esiste”

Processo Yana Malaiko, la rabbia di papà Oleksandr: “In Italia ogni donna deve sapere che non è sicura”

Mantova, 6 marzo 2025 – "Grazie per il vostro sostegno e il vostro calore. Grazie Italia. A quanto pare per avere giustizia occorre essere nati in Italia. Per gli stranieri la giustizia non esiste. In Italia ogni donna deve sapere che non è sicura. Ogni uomo violento sa che può uscire, uccidere e tornare libero dopo sei, sette, otto anni. Purtroppo la giustizia in Italia non esiste".

A sinistra, Yana Malaiko, a destra l'avvocato Angelo Lino Murtas (parte civile), Larysa Bodnari, nonna paterna di Yana, Olekasndr Malaiko, figlio di Larysa e padre di Yana
A sinistra, Yana Malaiko, a destra l'avvocato Angelo Lino Murtas (parte civile), Larysa Bodnari, nonna paterna di Yana, Olekasndr Malaiko, figlio di Larysa e padre di Yana

Esplode tutta la rabbia dolorosa di Oleksandr Malaiko, il padre di Yana. È caduta l'aggravante della premeditazione. Non è stato ergastolo come aveva richiesto l'accusa. Dumitru Stratan, moldavo, 36 anni tra pochi giorni, è stato condannato a vent'anni di reclusione per l'omicidio volontario dell'ex fidanzata Yana Malaiko, 23enne ucraina, e occultamento del suo cadavere. L’imputato, oggi come sempre durante il processo, non è comparso in aula.

Le scelte dei giudici

In sede di udienza preliminare Stratan aveva chiesto il giudizio abbreviato, precluso però della premeditazione. Una volta esclusa quest'ultima, la Corte d'Assise di Mantova ha deciso di applicare la riduzione di un terzo prevista dall'abbreviato e partendo da una pena base di trent'anni è arrivata alla condanna a vent'anni.

Sono sopravvissute l'aggravante del rapporto affettivo (appena terminato) tra Stratan e la vittima e quella della minorata difesa da parte di quest'ultima (sola in casa di notte, convinta ad accettare l'incontro con il moldavo con la scusa di riconsegnarle il cagnolino, l'inferiorità fisica della giovane donna nei confronti dell'uomo). I giudici hanno disposto una provvisionale di 300mila euro a testa per i genitori di Yana, di 100mila per la nonna Larissa, di 50 mila per il nonno Giovanni. Espiata la pena, Stratan verrà espulso dal territorio nazionale. Il pubblico ministero Lucia Lombardo aveva chiesto la condanna all'ergastolo.

La rabbia di papà

Oleksandr non accetta. Dopo la sentenza una telefonata e un accenno di abbraccio al suo legale Angelo Lino Murtas. Il suo aspro congedo uscendo dall'aula. I giornalisti lo cingono d'assedio. Da Oleksandr vengono altre parole, roventi, grevi come macigni.

"Sono il padre di Yana Malaiko, barbaramente uccisa il 20 gennaio del 2023. Sono passati ventisei mesi di inferno da quando è stata ammazzata mia figlia e io sono morto. Ogni donna in Italia deve sapere una cosa: che non è sicura. Ogni uomo violento sa che potrà uscire, uccidere ed essere libero fra sei, sette, otto anni. Purtroppo la giustizia in Italia non esiste. Voglio ringraziare ogni italiano, il pubblico ministero, i carabinieri, l'avvocato Murtas, che hanno fatto un lavoro gigantesco. Purtroppo la giustizia in Italia non esiste. Voglio ringraziare ogni italiano. Purtroppo abbiamo quello che abbiamo. Non mi fermo. Andremo in secondo grado e combatteremo per mia figlia e per le altre".

Dumitru Stratan, il killer di Yana
Dumitru Stratan, il killer di Yana

Il sostegno ai familiari

Esce il pubblico ministero Lucia Lombardo. La piccola folla (c'è anche una scolaresca di Suzzara che ha consegnato un biglietto di incoraggiamento a Oleksandr) che si è raccolta in via Carlo Poma e sosta davanti al Palazzo di giustizia accoglie con un applauso il pm Lombardo. Il padre di Yana si avvicina, le stringe la mano.

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"Ragazzi, vi sono molto grato. Se non sarà in tribunale, mi riconoscerò in Dio". Ci sono ancora lo striscione "Giustizia per Yana", preparato dai volontari che la cercarono, quando era ancora una persona scomparsa da ritrovare, e quello dell'Associazione Y.A.NA., acronimo di You Are Not Alone, nata per combattere i femminicidi, contrastare la violenza di genere, lo stalking, il bullismo. Il presidente è Francesco Porrello, il vice il padre di Yana.

La delusione del compagno

Sconsolato Andrei Cojocaru, l'ultimo compagno della giovane ucraina: "Questa sentenza è un lasciapassare per altri omicidi. L'avvocato Murtas annuncia l'appello: "Eravamo sicurissimi che ci sarebbe stato il riconoscimento della premeditazione. Dal punto di vista umano rimaniamo colpiti che un omicidio così grave sia stato sanzionato con una pena così ridotta. Speravamo in una sentenza che servisse da ammonimento a tutti quello che uccidono le proprie donne. Speravamo per questo processo in una giustizia equa e proporzionata".

Gianni Spoletti, criminologo, consulente della parte civile, ha ricostruito dinamica e "geografia" dell'omicidio applicando la disciplina della BPA, Bloostain Patern Analysis, sulla dislocazione e forma delle macchie ematiche: "Le sentenze si rispettano, ma oggi è il giormo più brutto della mia carriera, al pensiero che fra dieci anni quest'uomo sarà fuori".

L’omicidio

Era la notte fra il 19 e il 20 gennaio del 2023, a Castiglione delle Stiviere, in un appartamento in un grande condominio in piazzale Resistenza, conosciuto come "grattacielo". Yana era ospitata da Cristina Stratan, sorella di Dumitru, per la quale lavorava come barista.

Una volta in casa, Yana è stata colpita al viso e al capo e poi compressa all'interno di un trolley che Stratan aveva nascosto sotto una catasta di legna e fogliame nelle campagne fra Castiglione e Lonato del Garda, dove era stato ritrovato soltanto tredici giorni dopo, nel pomeriggio del primo febbraio. L'autopsia ha svelato "lesioni multiple di natura ematica" e indicato come causa della morte una "asfissia meccanica violenta".

L'accusa aveva sostenuto che a innescare Dumitru, detto Dima, più ancora del fatto di essere stato lasciato, era stata la sua incapacità di sopportare che Yana si fosse legata di recente a una persona che conosceva. I difensori del moldavo avevano sostenuto la tesi dell'omidio preterintenzionale: le lesioni al capo erano state provocate dai ripetuti impatti del capo della vittima contro i muri durante il trascinamento nella valigia.