Splendida Mariam Battistelli. È la protagonista femminile in “The Opera! Arie per un’eclissi”, regia di David Livermore e Paolo Gep Cucco. Il film - prodotto da Adler Entertainment, Showlab, Rai Cinema e Digilife Movie - verrrà presentato in prima mondiale questa sera a Milano, al Teatro alla Scala, da domani sarà nei cinema italiani. Il giovane soprano italo-etiope interpreta Euridice in una lettura tecnologica, visionaria e colta del mito di Orfeo.
Mariam Battistelli, trentacinque anni, cresciuta a Mantova dove si è formata, ha già alle spalle debutti importanti fra cui la Scala, l’Opera di Vienna e Montecarlo, senza trascurare alcune apparizioni nella musica pop, in primavera sarà in tournée con Bocelli. Una voce calda e intensa, una passione per la moda italiana, Battistelli collabora come testimonial con Dolce e Gabbana ed Etro; quest’estate sarà ospite al Festival di Glyndebourne dove canterà in “Falstaff” di Verdi. Questa volta è Euridice, la donna per cui Orfeo discende agli inferi. “È l’emblema dell’amore immortale, della resilienza femminile, della costanza del bene. È una donna forte che accetta il suo destino, direi quasi con serenità, cerca di comunicare con dolcezza a Orfeo la sua morte, vuole che lui capisca che non tornerà mai più in vita, nonostante il loro amore”.
Chi è oggi Euridice?
“Ogni donna che ha dovuto affrontare un lutto, una perdita, un abbandono. Tutte noi siamo Euridice. Ammiro diverse figure femminili nell’arte e nella vita comune. Mia madre, una donna coraggiosa e tenace; sono arrivata a Mantova a otto mesi, lei mi stava aspettando: molte persone non se la sentivano di adottare una bambina africana. Lei sì. Mi ha cresciuto da sola, poco dopo si è separata, lavorava e si occupava di me con amore; al suo fianco mia nonna, altra donna fortissima e ricca d’amore. Loro sono i miei ideali di donna”.
Cosa le ha detto sua madre quando ha deciso di studiare canto?
“Mi è sempre piaciuto cantare fin da piccola, mamma lo sapeva ma mi diceva di aspettare qualche anno ancora, così sarei potuta entrare in Conservatorio. A nove anni sono entrata nel Coro di voci bianche; mia madre mi ha sempre sostenuto anche quando a diciotto anni ho iniziato a studiare canto lirico. Il suo insegnamento? “Devi essere costante Mariam, devi impegnarti al massimo”. Non ha mai dubitato di me”.
Lei è un giovane soprano in carriera. Fra i ruoli interpretati quale sente più affine?
“Faccio il lavoro che ho sempre desiderato, parlo la lingua universale, quella del canto. La musica è un punto d’incontro per tutti gli immigrati che arrivano senza conoscere la lingua, i costumi e l’alimentazione di un nuovo paese. Pensando, invece, ai miei ruoli recenti, mi piace interpretare quelli giusti per la mia età e la mia voce. In questo periodo canto spesso Adina, in L’elisir d’amore: è una ragazza indipendente; all’inizio dell’opera sembra ostile all’amore ma poi si innamora”.
È mai tornata in Etiopia?
“Si, ho voluto visitare l’orfanotrofio dove sono rimasta nei primi mesi della mia vita. Adoro mia madre, sono mantovana come lei ma vorrei tanto conoscere i miei genitori biologici, vorrei ringraziarli perché mi hanno dato la possibilità di vivere. So che si mi hanno abbandonato è perché speravano che avessi una vita migliore della loro. Vorrei che mi vedessero oggi e che scoprissero cosa sono diventata: sono due etiopi che non hanno mai visto altro che la loro terra: io sono loro figlia”.
Le è rimasto un sogno professionale nel cassetto?
“Poter cantare Aida, spero che la mia voce maturi con i colori, le sfumature giuste per interpretarla; e poi ci sono altri ruoli che vorrei portare sul palcoscenico, vorrei anche continuare a lavorare nel cinema. Il mio sogno segreto è poter organizzare un concerto in Etiopia per sostenere l’orfanotrofio, i bambini che ci vivono, le suore che li accudiscono. Vorrei creare un concerto per raccontare il mio primo Paese”.
Cosa fa quando non studia o lavora?
“Non ho molto tempo, però cerco di stare con i miei affetti; sono sportiva, vado in palestra, mi piace correre nella natura: mi aiuta a rilassarmi”.