FRANCESCA BELLOLA
Cultura e Spettacoli

Patrizio Roversi, un giramondo per caso: “Io, Minoli e la rivelazione in India”

Da Mixer all’ultimo Slow tour padano, alla ricerca delle eccellenze del territorio: “È cambiata l’idea di viaggio, troppi luoghi sono stati inquinati dal punto di vista economico e culturale”

Patrizio Roversi si racconta

Patrizio Roversi si racconta

“Quando chiedevano a mio padre che mestiere facessi, a volte – sconsolato – rispondeva: il “burattinaio“. Che peraltro, per me, sarebbe stata una professione bellissima, magari la sapessi fare!”. Certo, la simpatia e l’autoironia non manca a Patrizio Roversi, giornalista, scrittore, attore, animatore, autore e presentatore in noti programmi televisivi. Roversi, classe 1954, origini mantovane, bolognese di adozione, è stato scoperto all’inizio degli anni ’80 da Giovanni Minoli che lo volle con interventi “leggeri“ a Mixer ed in altri programmi fino all’indimenticabile “Turisti per caso” in coppia con l’ex moglie Maurizia Giusti, in arte Syusy Blady. Il format si è poi sviluppato in varianti di altri programmi. Recentemente, con “Slow tour padano”, l’eclettico conduttore si è dedicato alla valorizzazione dei prodotti del nostro territorio e all’agricoltura.

Partiamo dai suoi esordi, in famiglia condividevano le sue scelte?

“Il mio babbo era geometra – assieme a mio nonno e a mio zio lavoravano in un Consorzio di Bonifica, da cui la mia passione per l’agricoltura – e mia mamma era maestra. Sognavano per me una professione ‘seria’, tipo architetto o medico, ma non mi hanno mai ostacolato”.

L’incontro con Minoli le diede la svolta. Come andò?

“All’inizio degli anni ’80, assieme a un gruppo di amici, gestivamo un Circolo Arci a Bologna, intitolato a Cesare Pavese. Facevamo uno spettacolo di varietà. Minoli venne, in incognito, a vederci. Poi si è palesato e ci ha fatto alcune proposte. All’inizio facevamo piccoli interventi ‘leggeri’ a “Mixer”, poi si sono presentate altre opportunità fino agli anni ‘90, quando abbiamo iniziato la serie di “Turisti per Caso””.

La trasmissione fu un grande successo...

“È nata per caso. Io e Syusy, nel nostro primo viaggio in India, abbiamo fatto alcune riprese e montato un filmato col nostro complice di sempre: Giuseppe Ghinami. Minoli ha avuto il coraggio di mandarlo in onda, ha funzionato e da lì è partito tutto”.

A chi si rivolgeva?

“A tutti. Aspiranti viaggiatori, sedentari che volevano viaggiare stando in poltrona”.

È stato il pioniere di questo format con varianti di programmi come “Velisti per caso” ed “Evoluti per caso sulle tracce di Darwin”...

“Il nostro motto era: “Viaggiate! Se lo facciamo noi potete farlo anche voi!”. Peccato che adesso con i social è arrivato l’overtourism”.

Cosa ne pensa del turismo mordi e fuggi?

“Tutto il male possibile. Crea sovraffollamento, inquina anche dal punto di vista economico e culturale: penso al dilagare dei B&B, ai problemi che molte città riscontrano nel mercato delle case e degli affitti, al peggioramento della qualità dell’accoglienza in generale. E pensare che si parla tanto di “experience””.

Cosa significa per lei viaggiare?

“È uno sforzo. Non mi viene spontaneo. Devo essere motivato, spinto da una curiosità e sono spesso preoccupato delle difficoltà organizzative e logistiche. Un viaggio me lo godo soprattutto dopo che sono tornato”.

Dal 2010 ha condotto con Syusy Blady “Slow Tour - Italiani non per caso”. Ce ne parla?

“Prima che una trasmissione (su Rete4), è stato uno slogan, un progetto, poi un sito, “Italia Slow Tour”. Ci siamo dedicati all’Italia, in particolare agli itinerari meno scontati, lontani dalle rotte turistiche più battute”.

Recentemente in “Slow tour padano” si è dedicato all’agricoltura...

“A bordo della mia Moto Guzzi anni ’50, trasformata in elettrica, ho condotto quattro serie di questa trasmissione che, partendo dalla terra, dai prodotti dell’agricoltura, spaziava fino alla gastronomia, al territorio, alla storia. Si è interrotta l’anno passato per mancanza di sponsor”.

Quali sono i progetti futuri?

“Con Giuseppe Ghinami stiamo realizzando un documentario sulla storia dell’R60, un poderoso trattore costruito dagli operai in sciopero delle Officine Reggiane, nel 1950-51: una storia assolutamente emblematica e tutta da raccontare. Dovrebbe andare in onda prossimamente su La7”.