REDAZIONE MANTOVA

Ma i sindaci chiedono 500 milioni. "A Moglia ancora 470 famiglie sfollate, assurdi privilegi ai comuni emiliani"

"E' assuirda la diparità di trattamento riservata a comuni dell'Emili distanti dalla Lombardia poche centinaia di metri"

Il premier Matteo Renzi

Moglia ( Mantova), 19 aprile 2015 - Renzi promnette i primi 205 milioni ma i sindaci ne chiedono più del doppio. «Per completare la ricostruzione nei 15 Comuni del basso mantovano colpiti dal terremoto mancano circa 500 milioni di euro. Finora la ripartizione dei soldi con l'Emilia è stata iniqua». Lo ha detto il sindaco di Moglia, Simona Maretti, di fronte al premier che questa mattina ha visitato il Comune che ha avuto i maggiori danni dal terremoto del maggio 2012.

Il primo cittadino di Moglia ha anche fornito altri dati: 470 famiglia sono ancora sfollate, cinque chiese sono state distrutte, i lavori a molte strutture di bonifica, in un territorio ricco di acqua, sono ancora al palo. «Su di noi - ha aggiunto - pende la scure della fine dell'emergenza: con una ricostruzione che si preannuncia dai tempi lunghi se non verrà prorogata non vi saranno più i contributi per l'autonoma sistemazione di chi non ha più una casa». Per la Maretti è tutta la situazione che si è creata in Lombardia con il terremoto che va «rottamata». «Bisogna finirla con la regionalizzazione incontrollata che c'è stata fino ad ora - ha aggiunto -. Il terremoto ha colpito duramente i nostri Comuni al confine con l'Emilia, ma il decreto 74 ha determinato palesi disparità di trattamento tra cittadini vittime dello stesso danno. La ripartizione delle risorse è stata iniqua cosicchè Comuni emiliani distanti da noi qualche centinaia di metri hanno avuto più soldi dei nostri».

Angela Zibordi, primo cittadino di san Giovanni del Dosso, altro Comune duramente colpito dal sisma, ha ricordato che «si è lasciato molto all'intraprendenza dei sindaci che si sono inventati soluzioni visto che non era possibile applicare in Lombardia le stesse regole dell'Emilia» e che «mancano ancora 306 milioni di euro per far riprendere l'attività a 303 aziende». Un'altra «discriminazione con i nostri vicini emiliani» è stata evidenziata da Simona Panzani del comitato di sfollati di Moglia: «da noi - ha detto - è stato imposto il criterio cronologico per il finanziamento delle pratiche di ricostruzione, mentre in Emilia no. Così, da noi è successo che le seconde case siano passate davanti alle prime. In questo modo tanta gente è andata o andrà via da Moglia e da altri paesi».