GABRIELE CANE'
Milano

Il mio dubbio populista

Milano, 3 aprile 2017 - Adesso, apriti cielo. Un barista inerme è stato ucciso da un rapinatore armato come un terrorista dell’Isis e già risuonano i tamburi di guerra. Il solito campionario di qualunquismi, razzismi e rambismi di casa nostra? Allora togliamoci il dente e proviamo a riassumere questo pensiero populista: entrano ovunque, ci terrorizzano, ci derubano e ci ammazzano pure. Basta. Se non ci difende lo Stato, perché è impossibile vigilare su ogni casa e ogni esercizio, facciamolo anche noi. Armiamoci, se sappiamo usare un’arma. E se di notte troviamo un ladro in casa e la nostra vita è in pericolo, spariamo. Lui sa che violando la mia proprietà, anche se disarmato, corre questo rischio. Poi organizziamoci per vigilare nelle strade; chiamiamole ronde o come vi pare, ma facciamo qualcosa per aiutare le forze dell’ordine. E la prima volta che un cittadino spara per difendersi e un magistrato lo incrimina per omicidio volontario (atto dovuto? Balle), andiamo davanti al tribunale, sotto casa del giudice, davanti al Csm per chiedere la revoca dell’imputazione. Se si riesce a impedire l’espianto di un ulivo, si può ottenere l’espianto di un pessimo provvedimento. Infine, diciamolo: questi cani sciolti, queste bande, vengono quasi sempre da fuori, dall’Est. Vogliamo imporre filtri degni di questo nome, leggi adeguate, certezza della pena e non scarcerazioni a go go? Questo dicono e pensano populisti e qualunquisti. Ma, oddio, ci sorge un dubbio. Che sia il popolo e non solo i populisti a pensarla cosi? E che la gente (sinistra, destra, centro...) abbia pure un po’ (tanta) ragione? Chissà? Intanto prendiamo il killer di Budrio, mettiamolo in galera e buttiamo la chiave. In nome del populismo. Pardon, del popolo italiano.