
Brera, quartiere d'arte e di alti redditi
Milano, 25 agosto 2016 - Terreno incolto: questo significa il nome “braida” da cui Brera, quartiere suggestivo e creativo di Milano attorno al quale gravitano fin dal 1800 numerosi artisti per via della celebre Accademia delle Belle Arti.
Idealmente delimitata da via Pontaccio, dove si trovava la Pusterla Beatrice, via Fatebenefratelli, via dei Giardini, via Monte di Pietà, via Ponte Vetero e via Mercato, Brera è la protagonista dei primi capitoli di La vita agra, il romanzo di Luciano Bianciardi che descrive la vita nel quartiere milanese.
Cuore della zona, oggi disseminata di locali alla moda e atelier, è il palazzo di Brera. Prima convento trecentesco appartenente all’ordine degli Umiliati, a partire dal 1773 divenne proprietà dello Stato austriaco che ne dispose l'utilizzo per istituti culturali: l'Accademia di Belle Arti e la Biblioteca nazionale braidense.
Ma Brera non è solo Pinacoteca: sono diverse le attrazioni del quartiere che meritano una visita.
Ve ne indichiamo di seguito tre.
I chiostri di San Simpliciano
In occasione di concerti di musica barocca e convegni, è possibile entrare nei chiostri di San Sempliciano in Milano; dall’esterno non solo non sono visibili, ma non sono neanche segnalati: l’edificio infatti ospita la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Il chiostro più piccolo, un tempo decorato da affreschi del Borgognone, risale al 1400 e al centro vi sorge un antico pozzo; la pavimentazione presente è quella originaria, in cotto, mentre a seguito di un restauro sono tornate a splendere le decorazioni a fiori e racemi delle volte. Il secondo chiostro, più grande, è cinquecentesco e gli interventi di conservazione operati ne hanno riportato alla luce le originarie tonalità grigie e paglierino. Si tratta di luoghi di quiete assoluta in cui, per un attimo, la città sembra sparire. Al primo piano dell’edificio, che sorge alle spalle della basilica benedettina di San Simpliciano, si trovano le ex celle, ora aule; al piano interrato, invece, vengono conservati i 170mila libri della biblioteca accademica.
La targa dedicata Quasimodo
Il premio Nobel Salvatore Quasimodo, esponente dell’ermetismo, nacque a Modica il 20 agosto del 1901. A trentatré anni si trasferì a Milano: la città lombarda segnò una svolta significativa nella sua vita lavorativa e artistica. Venne accolto infatti nel gruppo “Corrente” e si ritrovò al centro di una società letteraria, fra poeti, musicisti, pittori, scultori. Nel 1941 il poeta venne nominato professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica “Giuseppe Verdi”, incarico che mantenne per quasi trent’anni. Nel 1958 pubblicò La terra impareggiabile, una raccolta in cui Milano diveniva il simbolo della “civiltà dell'atomo” in cui l’uomo vive in una condizione di terribile solitudine, mentre la Sicilia, mitizzata, diventava “terra impareggiabile”. Dieci anni dopo, Quasimodo si trovava ad Amalfi per presiedere un premio di poesia; dopo aver avuto già un infarto mentre visitava l’Unione Sovietica, venne colpito da un ictus. Morì pochi giorni all'ospedale di Napoli e le spoglie furono trasportate a Milano dove oggi sono conservate, nel Cimitero Monumentale. Al civico 16 di Porta Garibaldi, una targa ricorda che all’interno del palazzo visse il poeta.
Il frontone romano
In via Lauro 7 è possibile osservare alcuni frammenti di frontoni romani risalenti al I sec. d.C. e rinvenuti durante i lavori di edificazione del palazzo: entrate nell’androne per vederli approfittando della bella illuminazione che li valorizza.