Milano – Sensazioni, pause, riflessioni, attimi di sospensione e momenti di straniamento: le opere di Marco Palmieri (che è stato uno stretto collaboratore di Ettore Sottsass e ha firmato allestimenti museali in Italia e all’estero con Fondation Vuitton) sono progetti, teorie capaci di creare architettura, spazio, grazie al suo sguardo sulla realtà. C’è tempo sino al 22 novembre (da lunedì a venerdì dalle 15.30 alle 19.30 – la mattina su appuntamento) per ammirare l’artista negli spazi della galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura con la mostra Always Something There, dedicata alla sua ultima serie di acquerelli, che prosegue una ricerca artistica che delinea i tratti salienti dell’immaginario spaziale.
Grazie a una visione nutrita dalle Annunciazioni rinascimentali, dalla Metafisica del Novecento fino alle visioni fotografiche di Luigi Ghirri, Always Something There coglie la composizione alla base dei lavori di Palmieri, guidando in un percorso a ritroso che rende evidente la profonda affinità dell’artista con i suoi modelli. Scriveva Carrà che la pittura italiana è sempre un’arte di architetture e di architetti.
"Lo chiamava “principio italiano” – commenta Elena Pontiggia in merito alla nuova mostra di Palmieri – Di quel principio anche Marco Palmieri è un esempio. Nelle sue opere, che in questo ciclo recente si ispirano anche alle fotografie di Luigi Ghirri, procede per prismi e poliedri platonici, riportando luoghi e oggetti a solidi essenziali". Con un approccio indisciplinato al mestiere di architetto, la pratica di Marco Palmieri è caratterizzata da atteggiamento aperto e non specialistico, che lo porta a condurre un’indagine sullo spazio declinata in tutte le sue sfaccettature attraverso pittura, fotografia e installazione.