
Hotel Diana
Milano, 11 agosto 2016 – Oggi, in via Piave 42 a Milano, sorge un bell’edificio di epoca liberty adibito a hotel e sala per sfilate di una celebre casa di moda italiana. Ma non ha sempre avuto l’aspetto odierno e, insospettabilmente, le sue mura raccontano più di quanto possiate pensare sulla storia della città.
Ecco quindi tre curiosità sul Diana: prima piscina pubblica, poi hotel di lusso. Passando per un attentato.
Un tuffo fra gli orti. Ma solo per uomini.
Inizialmente l’accesso era riservato solo agli uomini e, solo a partire dal 1886, fu previsto un ingresso apposito per le donne in orari ristretti, cioè in alcune ore della mattinata: i Bagni Diana sono stati la prima piscina pubblica d’Italia. Realizzati nel 1842 dall’architetto Andrea Pizzala, furono abbattuti nel 1908 per fare posto all’Hotel Diana. Il complesso dei bagni era enorme e prevedeva 120 cabine, un ristorante, un caffè e un grande giardino all’ombra di salici piangenti, ippocastani e pioppi. I Bagni di Diana sorgevano a Porta Venezia (fra le vie Nino Bixio, Giuseppe Sirtori, e Paolo Mascagni) quando ancora la zona era circondata da orti e per molto tempo resistettero alle trasformazioni urbanistiche che interessavano la città: erano tanto belli da essere filmati nel 1896 da Giuseppe Filippi per conto dei fratelli Lumière.
La piscina sfruttava l’acqua della roggia Gerenzana, cioè le acque del Seveso che cambiavano nome dopo essersi mescolate a quelle della Martesana in via Melchiorre Gioia, dove ancora oggi scorre il Naviglio. La vasca misurava 100 metri ed era larga 25, sviluppandosi parallelamente ai bastioni.
Il Kursaal Diana
I bagni furono sostituiti dal Kursaal Diana, una sorta di centro polifunzionale in stile liberty con forti accenti eclettici: era un albergo con teatro, un ristorante e, fino al 1946, anche uno sferisterio per il gioco della pelota basca, dal 1947 sostituito dallo sferisterio di via Palermo.
L'edificio fu progettato dall'architetto Alberto Manfredini e poi restaurato nel 1922 da Giorgio De Finetti.
La piscina, che in un primo momento si voleva mantenere, venne sostituita con un giardino e una pista da pattinaggio su ghiaccio. Nel 1914 l’hotel ospitò la prima edizione dell'EICMA.
L’attentato del 1921
Era il 21 marzo 1921 quando un’esplosione squassò il Diana: si contarono 21 morti e 80 feriti.
L’edificio era stato oggetto di un attentato anarchico perché si era sparsa la voce che il questore Giovanni Guasti abitasse sopra il teatro. Gli attentatori avevano posizionato accanto all’ingresso riservato agli artisti una cesta contenente 160 candelotti di esplosivo, che avevano poi ricoperto con paglia e bottiglie vuote.
Alle 22.40 lo spettacolo stava per iniziare: si trattava dell’ultima replica di una operetta di Lear intitolata La mazurka blu. L’esplosione fu tanto forte da mandare in pezzi il muro dell’edificio: le macerie investirono i membri dell’orchestra e gli spettatori delle prime file. Tra gli attentatori fu individuato un ragazzo calabrese, Antonio Pietropaolo, subito arrestato; altre 18 persone furono fermate nei giorni seguenti.
Immediatamente dopo, per rappresaglia, una squadra fascista distrusse le sedi de “L’Avanti!” e di “Umanità Nuova”.