
Marracash e Gué Pequeno, parte da Trezzo il live che presto sarà a Milano
Trezzo sull'Adda (Milano), 24 gennaio 2017 - Ora si fa sul serio. Dopo settimane passate agli onori delle cronache per le schermaglie al curaro con Fedez, per le sfilate di Moschino, per le vacanze a Santo Domingo, per i tapiri di Striscia la Notizia, per le residenze in Svizzera, per le liason con modelle, ex Miss Italia e showgirl, Marracash e Gué Pequeno tornano a far parlare le rime di “Santeria”, l’album a due uscito lo scorso giugno e arrivato nel frattempo al disco di platino. Ma di platino sono pure i singoli “Nulla accade”, “Insta lova” e “Salvador Dalì”, mentre “Scooteroni” si “accontenta” per il momento dell’oro. Tra gli animi agitati del Live Club di Trezzo prende il via questa sera, infatti, il tour che deposita la super coppia del rap italiano il 31 gennaio e il primo febbraio (con terza replica, a grande richiesta, il 20 febbraio) pure all’Alcatraz. La polemica paga, infatti, tanto in termini discografici che di biglietti venduti. «Dal punto di vista visivo si tratta di uno spettacolo abbastanza inedito per l’Italia», spiega l’uomo dai selfie mossi Pequeno, al secolo Cosimo Fini, classe 1980. «Oltre alla videoart c’è infatti una storia che ripercorre l’album in modo romanzato, tutto con un taglio molto cinematografico. Riferimenti? Sicuramente l’Up In Smoke Tour di Dr. Dre, Snoop, Ice Cube ed Eminem del 2000, che colpì molto il nostro immaginario di giovinastri proprio per il gioco con cui i quattro entravano e uscivano dallo schermo. Idea che abbiamo ripreso, ovviamente alla nostra maniera».
Di cosa parla la storia? «Il live regge il repertorio di ‘Santeria” nella sua interezza, raccontando la storia di due amici che hanno successo, ma vengono divisi da una sorta di maledizione che li costringerà a lottare per poi, forse, ritrovarsi nel finale».
Quanto contano la scenografia e i visual curati da Armando Mesias? «“Direi un 30%; non siamo, infatti, proprio dei saltimbanchi ma una coppia che ha sempre puntato tutto sulla musica, sulla qualità, e sul modo di fare un hip-hop “duro” e molto attento alle parole. Fiction, videoart e visual arricchiscono lo show, dandogli una dimensione che non è solo da concerto rap».
Il punto d’arrivo del progetto varato sette mesi fa con l’uscita del disco. «Il fatto di venire da due tour con la band ci ha spinto a dire: via il gruppo, via il dee-jay, e spazio all’art, al video e a noi due. Santeria Live è una fiction ispirata da tutte le cose con cui siamo cresciuti».
Un percorso autobiografico? «Ci sono diversi momenti di vita vissuta. Soprattutto nel periodo pre-fama».
L’intenzione è di andare oltre questo tour? «Con questo spettacolo no, ma c’è la possibilità di riunirci ancora in circostanze speciali come festival e quant’altro».
Il suo sodale Fabio Bartolo “Marra” cofirma il brano sanremese di Clementino. Al Festival ci avete mai pensato? «Sono felice che l’abbia fatto e spero che quel pezzo vinca, perché pure Clementino è un amico, ma a me di Sanremo non me ne importa proprio nulla. Al momento della pubblicazione dell’album in tv abbiamo fatto il minimo indispensabile, eppure abbiamo vinto lo stesso i nostri dischi di platino. Quindi va bene così. Se un domani non riuscirò più ad avere questo consenso e dovrò andare a Sanremo credo che, senza falsi moralismi, ci andrò».
È importante, però, che il rap salga pure su quel palco? «Oggi il rap mi sembra abbastanza solido da non aver bisogno di certe promozioni. Anche perché esiste un pubblico abbastanza immune a quel tipo di proposta. Forse solo il 10% per cento del nostro pubblico è lo stesso del Festival. Comprese zie e vicini di casa».