
Pierangelo Ballicu suona l’organo di Baggio fin da quando era adolescente
Otto chilometri a ovest dal centro di Milano, Baggio è un antico borgo che cento anni fa è diventato un quartiere, inglobato nella metropoli insieme ad altri dieci (ex) Comuni autonomi. Ma ha mantenuto la sua anima di paese, il suo paesaggio da presepe nelle stradine del suo centro. La storia si respira toccando i mattoni dell’antico campanile di Sant’Apollinare vecchia, guardando "la polvere dell’organo di Baggio, che nessuno ha mai soffiato via dal 1926", dice Pierangelo Ballicu, organista da decenni e custode dello strumento, che ora insieme a tanti altri cittadini vorrebbe far (ri)suonare come un tempo: "Ha urgentemente bisogno di un restauro, stiamo per rilanciare la raccolta fondi cominciata qualche anno fa e che poi si è arenata". Un restauro per mantenere viva l’identità del borgo sempre più vicino al centro città, con in vista il prolungamento della M1, la metro rossa che ora ha il capolinea a Bisceglie.
Quando è nato, Baggio? La prima testimonianza è riportata su una pergamena del 955. Entro l’anno mille, il territorio divenne un feudo della potente famiglia dei Da Baggio i quali, nel 1061, poterono annoverare tra i propri congiunti un papa (Alessandro II) e un importante vescovo (Sant’Anselmo), consigliere spirituale di Matilde di Canossa e ora patrono di Mantova. Ed è tra le zone rurali che con tutta probabilità accolsero milanesi in fuga da Barbarossa nel 1161. Informazioni riportate sul sito www.lagrandemilano.it, dell’Associazione antichi borghi milanesi. Il cuore del “paese“ resta il campanile romanico di via Ceriani, risalente al IX secolo. La canonica vecchia di Baggio è dedicata a Sant’Apollinare, come risulta dai documenti datati 1628, anche se il sito racconta di testimonianze precedenti. Ed è qui che si trova il famoso organo, reso popolare dai racconti che gli conferiscono un fascino leggendario.
"Va a Bagg a sonà l’òrghen!" è una frase che i milanesi conoscono bene. Cosa vuol dire? Ci sono cinque storie che si tramandano. Una ha come protagonista Tino, un “sognatore“ riuscito a far uscire melodie da uno strumento dipinto su un muro. Secondo un’altra, il vero organo fu distrutto dall’esercito francese, che ne utilizzò le canne per costruire cannoni, e poi al suo posto ne arrivò uno soltanto dipinto perché mancavano i soldi per rimpiazzarlo. Seguì uno scherzo: un concorso per suonare uno strumento “fantasma“. La terza storia narra di un pittore che chiese di poter ornare la chiesa in cambio di cibo. "Preferisco la pittura di un organo a finti stucchi o marmi", gli disse il parroco. E l’artista obbedì. Poi c’è la storia di Gaetano, l’organista che da Porta Romana doveva superare il dazio per raggiungere Baggio. Al suo arrivo, il lasciapassare: "Va a Bagg a sonà l’òrghen!". Per l’ultima bisogna immaginare di entrare al Conservatorio e di sentire il maestro inviare qualcuno dei suoi allievi a Baggio. A suonare l’organo.
Di sicuro, risuonava nella chiesa nel 1822, anno riportato in un contratto con un organista. "Ed esisteva fin dal 1717", precisa Ballicu. "Smontato tra il 1873 e il 1888", anno dell’accordo per la costruzione del nuovo, a cura della fabbrica Marelli. L’attuale è stato realizzato dalla ditta Rossi nel 1926 e ha mantenuto la cassa in legno più antica. Ha 833 canne suonanti, oltre a 25 in facciata (di bellezza). "Oggi è come un anziano che avrebbe bisogno di cure", spiega Ballicu. "C’è bisogno di un restauro per tutta la chiesa, ancora utilizzata per preghiere e concerti come quelli di maggio. Servono centinaia di migliaia di euro. Tramite il Comitato per l’organo di Baggio avevamo iniziato una raccolta fondi qualche anno fa: siamo pronti a ricominciare".
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