Milano, 29 agosto 2011 - È il giorno degli interrogatori. Questa mattina, in Procura a Monza, saranno ascoltati sia Pasqualino Di Leva, ex assessore all’edilizia privata di Sesto San Giovanni, sia Marco Magni, l’architetto che ha firmato tutti i progetti importanti del’ultimo decennio. Ma i pm Walter Mapelli e Franca Macchia, sempre oggi, potrebbero convocare anche l’ex capo del sportello unico dell’edilizia, Nicoletta Sostaro. Intanto, dalle carte, emergono nuovi particolari che investono sia gli anni di Filippo Penati (1994-2002) sia quelli del suo successore sulla poltrona di sindaco, Giorgio Oldrini.

 

Telefonate, come quella dell’imprenditore sestese Paolo Fondrini, lo scorso 24 febbraio: «Non solo ha dato stecche da tutte le parti ai soliti vermi, che poi alla fine non gli hanno dato un c...o di aiuto». L’industriale sta parlando di Giuseppe Pasini, il costruttore che ha dichiarato di aver pagato tangenti a Penati per poter edificare, senza peraltro riuscirci, sulle aree ex Falck. E che, davanti ai magistrati, si sfoga così: «Mi rompevano l’anima, dalla mattina alla sera». Prima, per riscuotere, gli mandano il nipote di Armando Cossutta. Poi, aggiunge, «quei quattrini me li ha chiesti anche Oldrini. Ma sono cominciati con Penati».

La questione è la riconversione del Palaghiaccio. Pasini anticipa il denaro necessario e poi la società di gestione glielo restituisce attraverso un mutuo. Ma la cose vanno in modo diverso, perché gli incassi delle partite di hockey non bastano. Allora, delle rate del mutuo, si fa carico Pasini, su pressioni della politica.

 

Funziona così, il «sistema Sesto». E serve pure, secondo l’accusa, per finanziare il partito, dal Pds ai Ds, fino al Pd. Piero Di Caterina, il testimone chiave dell’inchiesta, lo dice al magistrato: «Non ho mai avuto dubbi che i soldi versati a Penati e Vimercati (Giordano, ex braccio destro del politico indagato, ndr) servissero per la federiazione milanese del partito». E poi ci sono due uomini delle coop rosse dell’Emilia, Francesco Agnello e Gianpaolo Salami. A loro, su indicazione di Penati e Vimercati, Pasini assegna consulenze per 2,5 milioni di euro. Per i pm sono «finte» e servono a finanziare illecitamente gli allora Ds. Che quel denaro sia uscito dai conti del Gruppo Pasini per confluire in quelli delle coop è certo. A provarlo, ricevute bancarie ed estratti conto.