Milano, 16 giugno 2013 - Un palazzo in mano alla malavita. Su 200 famiglie, solo una trentina paga regolarmente l’affitto della casa popolare. Milano, Quarto Oggiaro, civico 18 di via Pascarella: qui da anni si fronteggiano forze dell’ordine e occupanti abusivi. Da qualche giorno, è comparsa una tenda nel cortile dello stabile di periferia: dentro ci vive un cinquantaduenne con pantaloncini e maglietta mimetica. Non è uno qualunque, Emanuele Tatone: appartiene a una delle famiglie più temute del quartiere, nel suo curriculum figurano tentati omicidi, furti, rapine, spaccio di droga. Giovedì lo sfratto: fuori lui, la compagna e la figlia.
Così si è piantato per protesta davanti all’ingresso: «Ho pagato il mio debito con la giustizia e voglio redimermi — sostiene Tatone — non sono più un boss, non ho più niente». E ancora, «in galera ho imparato a fare il barbiere, sono pronto a pagare tutti gli arretrati». Tanti inquilini del casermone — molti dei quali morosi — lo difendono: c’è chi gli porta un piatto di pasta, chi una bottiglia d’acqua. C’erano pure loro ai funerali di Daniele Carella, una delle vittime del ghanese picconatore Mada Kabobo: alla fine della cerimonia, contestarono duramente il sindaco Giuliano Pisapia, venendo poi zittiti dagli amici del ragazzo ucciso. «Lo sgombero ha a che fare con quell’episodio», attacca Tatone. «Era programmato da tempo», replica Fabio Galesi, consigliere di zona che conosce come pochi le problematiche di via Pascarella 18. Dove si tira coca persino sulle scale.
© Riproduzione riservata