Milano, 19 luglio 2013 - "Quando si cerca di esplicare il proprio mandato defensionale in modo completo, e opponendosi ad eventuali prevaricazioni, a Milano possono verificarsi le situazioni più' straordinarie". Lo affermano in una nota congiunta, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo. "La decisione del Tribunale di Milano nel processo cosiddetto 'Ruby bis' di inviare gli atti per tutti i testimoni che contrastavano la tesi accusatoria già fa ben comprendere l'atteggiamento del giudicante - osservano i due legali di Silvio Berlusconi - Ma inviare gli atti ai fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e per i suoi difensori è davvero surreale".
"Come è noto né il presidente Berlusconi né i suoi difensori - spiegano Longo e Ghedini nella nota - hanno reso testimonianza in quel processo. Evidentemente si è ipotizzato che vi sarebbe stata attività penalmente rilevante in ordine alle esperite indagini difensive. Ciò è davvero assurdo". "Silvio Berlusconi non aveva alcun interesse in quel processo e a maggior ragione i suoi difensori. Alcuni di quei testimoni avevano reso dichiarazioni in altro procedimento in sede di indagine difensiva. Tali dichiarazioni sono state raccolte dai difensori con le regole previste dal Codice e alla presenza di persona di fiducia; e con la massima trasparenza sono state immediatamente depositate alla Procura della Repubblica per le verifiche del caso. Tali testi, per ancor maggiore tranquillità, sono stati poi nuovamente assunti sugli
stessi argomenti da altri avvocati mediante stenotipia e registrazione. Ci difenderemo in ogni sede da queste assurde insinuazioni con la certezza che non avranno seguito perche' emergera' l'assoluta infondatezza delle ipotesi accusatoria prospettata dal Tribunale".
(Fonte Agi)
© Riproduzione riservata