di Massimiliano Saggese
Assolto Pino Pozzoli (nella foto) perché il fatto non costituisce reato. L’esponente di Fratelli d’Italia oggi consigliere comunale di opposizione a Opera e capogruppo di città metropolitana era stato indagato perché accusato di aver dichiarato il falso al momento dell’insediamento in consiglio comunale (insediamento della Giunta Antonino Nucera). Nel suo ruolo di opposizione denunciò varie anomalie in parte finite al centro dell’indagine Feudum che portarono all’arresto del sindaco Nucera e allo scioglimento della giunta. Quando giunse l’avviso di garanzia lo stesso consigliere fece una conferenza stampa in cui tacciò la maggioranza di intimidazione politica per tramite dell’azione giudiziaria. Il Consiglio comunale tentò persino di estrometterlo dall’emiciclo contestando l’incompatibilità del ruolo per debiti nei confronti dell’Amministrazione ma Pozzoli dimostrò di aver pagato anzitempo quelle infrazioni del codice stradale, rimanendo così in sella alla guida della minoranza. Fu proprio quella denuncia a scatenare Lega e Forza Italia durante il commissariamento contro l’esponente di Fratelli d’Italia accusato di non avere "un indiscusso valore morale" e approfittando della vertenza giudiziaria per escluderlo dalla lista elettorale di coalizione. Una divisione che costò cara al centrodestra, con la vittoria del centrosinistra per una cinquantina di voti di differenza. "L’indagine per falso ideologico verteva su alcune multe non pagate nonostante ogni eletto all’insediamento firmi un’autocertificazione in cui dichiara di non avere debiti con l’ente. Essere sottoposti a un processo da imputato non è mai piacevole. Ma finire alla sbarra con l’accusa di falso ideologico a causa delle note multe (otto, per l’esattezza) per divieto di sosta non pagate è stato surreale - racconta Pino Pozzoli -. Ci sono voluti quattro anni per giungere all’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Il ringraziamento va al mio avvocato difensore Tommaso Pedroni che mi ha supportato (e sopportato) egregiamente in tutto questo tempo. Ora attenderò serenamente le motivazioni della sentenza nella consapevolezza che qualcuno dovrà farsi un esame di coscienza sulle malignità dai toni diffamatori riferite alla mia persona e al partito che mi onoro di rappresentare".