LUCA TAVECCHIO
Cronaca

Milano, abbattuto il platano secolare in via Morosini: “Non si adatta più alla città, colpa anche del cancro colorato”

Ormai malato da tempo, l’albero non presentava più foglie a testimonianza dell’agonia. Le parole del ricercatore Vacchiano

MOROSINI

L’ultimo gigante abbattuto è stato il grande platano all’interno del giardino della scuola elementare Morosini, tra via Anfossi e via Morosini

Milano, 19 agosto 2024 – Triste, solitario y final. Il titolo del celebre romanzo di Osvaldo Soriano si adatta alla perfezione. Il protagonista però non è né un famoso investigatore, né tanto meno un mito del cinema sul viale del tramonto, ma un grande platano in via Morosini. Triste perché malato senza speranza, solitario perché confinato in un angolo del giardino della scuola media, e final perché dopo mesi di agonia è stato abbattuto.

Dalla primavera la grande pianta, alta almeno venti metri, spiccava malinconicamente nella via. Secca e spoglia in mezzo alla lussureggiante vegetazione urbana della zona quest’anno più che mai in salute grazie alle costanti piogge e al clima anglosassone della prima parte dell’estate. Dai gerani sui balconi, agli eroici steli d’erba tra le crepe dell’asfalto, fino alle pregiate essenze del vicino Parco 8 marzo, in questa fetta di Porta Romana è tutta una fioritura. Non però all’angolo tra via Morosini e via Anfossi. Sul gigantesco platano quasi centenario vicino al recinto della scuola non c’era nemmeno una foglia, l’unico segno di vita (passata comunque) erano i resti di un grande nido di passeri.

Sembra di rivedere il triste epilogo di un altro grande platano che sorgeva a poche centinaia di metri da questo: quello di piazza Buozzi che teneva compagnia al chiosco di Giannasi fin dalla sua fondazione, tanto da finire anche sul logo del pollo arrosto più famoso della città. Condannato da un parassita e cancellato dalla piazza che ha abitato per ottant’anni. Così come, sempre in questo spicchio di città, hanno lasciato il loro posto ai lati della strada altre piante centenarie, o quasi, travolte dalla tempesta del luglio 2023: corso Lodi, corso Concordia, corso Indipendenza, tutte falcidiate dalla caduta dei giganti. E questo, solo per restare in Porta Romana, perché in altre zone della città i crolli si ripetono con allarmante regolarità. E sono il più delle volte proprio platani.

Tanto che viene da chiedersi se esista una maledizione per questi alberi o se invece i platani, antichi e fedeli compagni, a partire dall’Ottocento, degli urbanisti a caccia di soluzioni verdi per la città, non siano più così adatti al loro scopo. “La tradizione dei viali alberati con i platani a Milano - spiega Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale - risale a Napoleone e al restyling delle città. Significa quindi più di duecento anni fa”. Negli anni naturalmente c’è stato un ricambio con piante più giovani, soprattutto dagli anni 20 del 900, ma il patrimonio è comunque piuttosto vecchio. In condizioni “normali“ cento anni per albero non sono certo un problema, ma in città e con tutte le criticità aperte dal climate change lo possono diventare.

“I platani - prosegue Vacchiano - hanno chiome molto ampie che oppongono molta resistenza al vento e rispetto ad altre specie hanno radici meno profonde, per questo in città possono essere più fragili”. Il “downburst“ dell’anno scorso lo dimostra: a cadere come (giganteschi) birilli sono stati soprattutto olmi e, appunto, platani. “Molto più resistenti e adatti - dice ancora il ricercatore - si sono dimostrati i bagolari il cui nome popolare, non a caso, è “spacca sassi”, proprio per la capacità che hanno le loro radici di rompere e muri e pietre e rendere le piante più stabili”. Lo stesso Comune di Milano ha spiegato che nella ripiantumazione che andrà a sostituire i “caduti di luglio 2023“ verranno privilegiati proprio i bagolari e accantonati olmi e platani.

“Naturalmente le caratteristiche di resistenza di cui parliamo sono riferite a piante sane. Purtroppo invece in città si stanno diffondendo funghi e malattie anche nuove, come il cancro colorato dei platani, che attacca le radici, penetra nei vasi linfatici e poi uccide la pianta”. Proprio come accaduto al grande albero di via Morosini. “Il contributo degli alberi al benessere in città è fondamentale, dall’aria più pulita all’abbassamento delle temperature. Purtroppo dell’importanza delle piante ci si accorge solo quando non si sono più, per calamità o perché devono essere abbattute”.