Milano – I dati, illustrati a Milano dalla rappresentante del Consiglio d’Europa Luisella Pavan-Woolfe, sono impressionanti: un bambino su cinque è vittima di abusi sessuali, nel 65% dei casi commessi da persone a lui conosciute. E, nella maggior parte dei casi, le violenze restano impunite perché gli episodi emergono dopo anni, quando i reati sono ormai prescritti. Su internet la diffusione di materiale pedopornografico sta crescendo in maniera esponenziale: da un milione di segnalazioni nel 2010 a 32 milioni nel 2022, che corrispondono a 88 milioni di immagini e video in circolazione sulla rete.
Parte da queste basi la petizione europea lanciata ieri in Italia, nella sede milanese di Emergency (dove è stata inaugurata anche la mostra fotografica di Simone Padovani, con i ritratti di 60 vittime di abusi), per chiedere maggiori tutele per i minori nell’Ue. Un’iniziativa lanciata da ‘Justice Initiative-European Response to Child Abuses’, progetto della fondazione svizzera Guido Fluri, dal 1981 impegnata per la protezione dell’infanzia, appoggiata tra gli altri da Emma Bonino, dal teologo tedesco Hans Zollner, e dall’associazione Rete L’Abuso, fondata da Francesco Zanardi per proteggere le vittime di violenze in ambiente ecclesiastico. Petizione che punta a "rendere giustizia ai sopravvissuti”, consentendo di processare gli autori anche a distanza di anni dagli episodi, e a fissare regole più stringenti per i colossi del web.
La storia di Chiara Giacoletto
Chiara Giacoletto, il 4 febbraio dell’anno scorso, "ha deciso di non tollerare più il suo dolore, e si è tolta la vita" all’età di 28 anni. Gli abusi sessuali che aveva subito da bambina, commessi in casa da un parente "insospettabile" che negli anni successivi è morto, sono stati per lei "un cancro dell’anima". I genitori, il medico Alessandro Giacoletto e la farmacista Cristina Masera, hanno deciso di impegnarsi per la petizione per proteggere i minori. "Chiara era una splendida persona – racconta il padre, 62 anni – amava la letteratura, la fotografia, lo sci alpinismo e l’arrampicata. Era sensibile, intelligente e bella".
Gli abusi, avvenuti quando Chiara aveva 5 anni, sono emersi, con tutto in loro orrore, solo in età adulta. La ragazza stava frequentando la facoltà di Medicina a Torino quando sono iniziati i problemi, che l’hanno portata a seguire un percorso di psicoterapia. "Con noi non si era mai confidata – racconta il padre – ed eravamo convinti che avesse vissuto un’infanzia serena, in un ambiente protetto. Ha parlato degli abusi solo con lo psichiatra. A un certo punto è partita per l’Etiopia, per volontariato, e noi abbiamo letto di nascosto il suo diario. Aveva scritto tutto, ci è crollato il mondo addosso".
L’autore delle violenze, un parente stretto che rimaneva spesso solo in casa con la bambina, è deceduto da tempo per un tumore al polmone. "Era un insospettabile – prosegue Alessandro Giacoletto – se fosse in vita non sarebbe perseguibile, a causa di una legge che fa cadere in prescrizione i reati di abuso dopo 10 anni". Chiara non ce l’ha fatta. Si è tolta la vita la sera del 4 febbraio 2022, lasciando una lettera. Alessandro e Cristina, distrutti dal dolore, hanno deciso di vendere la farmacia di famiglia nel Torinese e di devolvere il ricavato in beneficenza, anche per aiutare i bambini in Etiopia. "Chiara era la nostra unica figlia – conclude il padre – il 4 febbraio siamo morti anche noi". Desiderano ricordarla con una frase dello scrittore Mauro Corona: "Quando a una farfalla si toccano le ali smette di volare".