SIMONA BALLATORE
Cronaca

Accademia di Brera, elezioni al vetriolo per il direttore tra accuse di molestie e minacce di querele

Alla scuola di Belle Arti di Milano una docente ha inviato una lettera durante la campagna elettorale. Restano in corsa due candidati, dopo il voto di ieri servirà un terzo turno

Un evento organizzato all’Accademia di Brera (foto d’archivio)

Un evento organizzato all’Accademia di Brera (foto d’archivio)

Milano – L’eco del MeToo si insinua nei corridoi dell’Accademia di Brera. Le accuse di molestie sessuali e comportamenti inappropriati con professoresse e studentesse riguardano il passato (non meglio precisato) della scuola di Belle arti, ma travolgono la campagna elettorale in corso. Una sfida che potrebbe chiudersi persino in Tribunale. L’elezione del direttore non è mai stata così avvelenata.

La prima puntata, il 28 maggio scorso, con i tre candidati pronti a raccogliere il testimone da Giovanni Iovane, al vertice dell’Accademia milanese per due mandati di fila. I nomi in lizza: Filippo De Filippi, docente di Scenotecnica e figlio di Fernando, storico direttore di Brera; Franco Marrocco, già al vertice per due mandati prima di Iovane; e Raffaella Pulejo, professoressa di Storia contemporanea. Quest’ultima prende 42 voti, contro i 46 di De Filippi e i 95 di Marrocco, e sceglie di sfilarsi. A questo punto, una manciata di ore dopo, arriva la mail di una docente, indirizzata alla candidata che ha fatto il passo indietro, Pulejo, e inoltrata a un centinaio di colleghi in copia. Al centro: le accuse di molestie sessuali.

"La Statale, e ormai tutte le università in coordinamento con il ministero, hanno sportelli che diffondono questionari e offrono possibilità di far emergere il sommerso poco dignitoso che permea la vita accademica". Premessa a cui seguono le accuse verso uno dei due candidati al vertice: "Io so cosa era uso fare in passato. Ho raccolto il pianto di studentesse, confidenze di ragazze che si mettevano i dolcevita per evitare i continui apprezzamenti. Io stessa indossavo i pantaloni nei giorni delle tesi perché altrimenti la mano sotto la gonna ci scappava di certo...". Nessuna denuncia fu presentata all’epoca. "Purtroppo non erano i tempi del “MeToo“", scrive ancora la docente, dicendosi "pentita di aver taciuto troppe volte" e appellandosi soprattutto alle donne: "Votate con consapevolezza piena".

Scagliata la bomba è scattato di nuovo il silenzio elettorale. Ieri si è tornati alle urne con l’incognita del peso di quella mail sulle preferenze. All’appuntamento si sono presentati meno votanti (solo 117: erano 189 una settimana fa) e si sono contate più schede bianche (16) e nulle (17). Su una di queste è stato inciso solo un grande punto di domanda. Fumata nera: non c’è una maggioranza assoluta. Marrocco chiude a 88 voti e De Filippi ne incassa 56, dieci in più della tornata precedente (ma i voti raccolti al primo turno dalla terza sfidante non sarebbero stati determinanti). Il j’accuse , dunque, non ha sparigliato le carte, almeno finora. Servirà una terzo passaggio alle urne.

L’Accademia di Brera resta spaccata in due, mentre il professore indicato nella mail rigetta ogni accusa e avrebbe già annunciato ai colleghi una querela per diffamazione. La firmataria della lettera avrebbe ribattuto che è pronta a rispondere per vie legali, prove alla mano, mentre i vertici scelgono il silenzio. Tutto è già stato passato agli avvocati, mentre qualcuno chiede l’intervento della commissione etica, fresca di nomina. Si torna al voto martedì, giovedì si conoscerà il nome del direttore di Brera.