Milano, 5 agosto 2023 – La donna a terra, con le mani sulla pancia, stretta nell’abbraccio della figlia. Gli altri parenti attorno, terrorizzati: hanno appena assistito a un tentato femminicidio, l’ennesimo di una serie che sembra infinita.
E il compagno della ferita, un pluripregiudicato ucraino in Italia dal 2007, chiuso in camera da letto: "Non ho fatto niente, ha fatto tutto da sola", la frase autoassolutoria pronunciata senza troppa convinzione agli agenti della Volante. Una frase smentita immediatamente dalle testimonianze di chi ha visto in diretta cos’è successo: un fendente sferrato al basso ventre della donna che aveva deciso di interrompere la loro relazione.
È quasi l’una di ieri, siamo in un appartamento di via Prestinari, in zona Dergano. In casa, in quel momento, ci sono il quarantenne, la compagna connazionale di un anno più giovane (a Milano dal 2020) e la figlia ventenne, il fratello di lei, il fratello di lui e la sua fidanzata. Scoppia l’ennesima lite tra i due conviventi: il rapporto è ormai chiuso, ma vivono ancora sotto lo stesso tetto; la situazione è inevitabilmente tesa, anche se prima di ieri non erano mai arrivate segnalazioni né richieste di intervento alle forze dell’ordine. All’improvviso, il quarantenne, che ha pure bevuto qualche bicchiere di troppo, afferra un coltello da cucina con una lama di 12 centimetri e si avventa contro l’ormai ex compagna, rientrata a casa attorno a mezzanotte, colpendola all’addome. Lei si accascia a terra, con la maglietta che pian piano si impregna di sangue. La prima a soccorrerla è la figlia, che la tiene stretta e la rassicura in attesa dell’ambulanza. Nel frattempo, uno dei parenti chiama il 112 per dare l’allarme. Il quarantenne sembra quasi indifferente a quello che sta capitando attorno: si dirige verso la camera da letto e si chiude dentro, dopo aver buttato la lama insanguinata sul piano cucina. I poliziotti si avvicinano alla stanza per farlo uscire, e lui non oppone resistenza (uno dei reati per cui risulta avere precedenti): viene arrestato per lesioni gravi aggravate, d’intesa con il pm di turno Bruna Albertini, e portato in carcere a San Vittore, in attesa dell’udienza di convalida del provvedimento davanti al gip.
La trentanovenne viene soccorsa dai sanitari di Areu e trasportata d’urgenza all’ospedale Niguarda: inizialmente le sue condizioni non sembrano particolarmente preoccupanti, ma quando arriva in pronto soccorso viene dichiarata in pericolo di vita. Servirà un delicatissimo intervento chirurgico per fermare l’emorragia e ricucire lo squarcio al basso ventre: in mattinata, i bollettini medici aggiornano in positivo il quadro clinico della donna, che per fortuna si riprenderà.