NICOLA PALMA
Cronaca

Account fasullo e pagamenti in nero Così i nuovi caporali lucrano sui rider

Controlli dalla Centrale a Porta Genova: 18 ciclofattorini (10 di Deliveroo) su 93 con generalità di altri. Agli sfruttatori va dal 20 al 50% del guadagno giornaliero. Accertamenti investigativi dei carabinieri.

Account fasullo e pagamenti in nero Così i nuovi caporali lucrano sui rider

di Nicola Palma

Uno su cinque con l’account fasullo. Dei 93 rider intercettati in città dai carabinieri del Gruppo tutela lavoro, 18 erano collegati alle piattaforme del food delivery con le credenziali di qualcun altro: 10 casi hanno riguardato Deliveroo, 7 Glovo e uno Uber Eats. Ciò vuol dire, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, che quei ciclofattorini stavano pedalando almeno in parte per conto terzi. Detto altrimenti: chi ha ceduto loro quelle generalità per poter prendere ordinazioni e lavorare pretendeva a fine giornata di essere ripagato con una percentuale variabile tra il 20% e il 50% dell’incasso quotidiano, ovviamente in contanti e in nero.

È l’ultima frontiera del caporalato ai tempi della gig economy, frequentata da chi sfrutta sistematicamente chi macina chilometri su chilometri per guadagnarci sopra, facendo leva su lavoratori che spesso vivono in condizioni di precarietà e che in alcuni casi non hanno neppure il permesso di soggiorno. La tendenza, già emersa dopo il lockdown e certificata dalle verifiche sul campo effettuate tra luglio e ottobre del 2022, è emersa nuovamente, e con numeri ancor più preoccupanti, venerdì sera, nel corso del maxi controllo sui rider che ha riguardato tutta Italia. L’input è partito ancora una volta da Milano, visto che all’ombra della Madonnina il fenomeno è monitorato con estrema attenzione sin dal 2019: Procura e militari dell’Arma hanno compiuto la prima operazione di questo genere nel settembre di quattro anni fa, quando intercettarono centinaia di ciclofattorini in giro per la città e chiesero loro in quali condizioni stessero lavorando, che tipo di contratto avessero sottoscritto e su quali tutele potessero contare; un lavoro di mappatura e analisi che nel tempo ha garantito a più di 60mila lavoratori di ottenere la vigilanza sanitaria. L’altro giorno, i 40 investigatori coordinati dal tenente colonnello Loris Baldassarre hanno presidiato per ore i quattro punti della metropoli di solito scelti dai rider per attendere le richieste di consegna: l’area della Stazione Centrale, l’asse piazza XXV Aprile-corso Como, la zona di corso Lodi e piazza XXIV Maggio.

Dagli accertamenti è emerso che quasi il 20% dei ciclofattorini si collegava al sistema con nome e cognome di persone mai viste prima, con ogni probabilità gestite da intermediari. Ed è proprio a loro che punta adesso l’indagine dei militari, con due obiettivi dichiarati: identificare gli sfruttatori e smantellare una rete che penalizza e impoverisce persone già costrette a turni massacranti. Da non sottovalutare la contemporanea azione dei 26 agenti della polizia locale, che hanno sequestrato nove bici modificate in maniera artigianale con batterie elettriche, montate per aumentare la velocità.