di Monica Autunno
L’adescamento su Tik Tok da un falso profilo, le fattezze femminili e un nome di donna: Miriana. Poi le videochiamate erotiche su Instagram. L’ultima, sempre in modalità video, su whatsapp, con la ripugnante zampata finale sulla vittima, un sedicenne: invitato a spogliarsi, a mimare atti sessuali, e a mostrarsi in volto. Infine un appuntamento via messaggio, per fare sesso. Con data, ora e luogo, ricatto e minaccia: "Il video in cui compari è registrato. Se non ti presenti farà il giro di tutti i tuoi contatti in rubrica". Ma all’appuntamento nel verde il sedicenne adescato si è presentato con i carabinieri, e sono scattate le manette. Sul pedofilo, un 23enne, al termine delle attività investigative pendono ora le pesantissime accuse di detenzione e produzione di materiale pedopornografico realizzato con impiego di minori, adescamento di minorenni, pornografia minorile, violenza sessuale, induzione a compiere atti sessuali mediante inganno, sostituzione di persona e tentata estorsione. I fatti che hanno portato all’arresto risalgono allo scorso maggio. Ma solo il 6 agosto scorso, a seguito di un lungo lavoro di indagini e di sofisticati accertamenti tecnici su pc e materiale elettronico sequestrato all’indagato, i carabinieri di Pioltello hanno dato esecuzione all’ordine di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Milano. Teatro degli avvenimenti la Martesana. È accertato tuttavia che il 23enne, nel pc del quale sono stati trovati materiale pedopornografico e numerose prove dell’assidua attività criminosa online, aveva già colpito più volte e altrove, adescando ragazzini in varie regioni italiane, persino in Sicilia. Nei casi precedenti accertati, si era “limitato” a registrare, conservare ed eventualmente riciclare il materiale raccolto, o parte di esso, su piattaforme dedicate. Stavolta è andato oltre, ed è andata male.
È il 4 maggio scorso il primo contatto su Tik Tok con il sedicenne ultima vittima, invitato dal falso profilo, Miriana, a partecipare a una chiamata erotica su Instagram. Più contatti in poche ore, con la sconosciuta interlocutrice voltata di spalle. Poi una videochiamata erotica su Whatsapp, quella della trappola: il ragazzino viene indotto a denudarsi come la sua interlocutrice, a mimare atti sessuali, e soprattutto a mostrarsi in volto. A questo punto la comunicazione viene interrotta. E alla vittima arriva un messaggio effimero, con data e ora dell’appuntamento in un parco dove consumare un rapporto sessuale vero, minaccia e ricatto. Lui non ci sta. Poco dopo, con la famiglia, si presenta dai carabinieri di Cassina de’ Pecchi e presenta denuncia. Non si perde tempo, scatta l’imboscata. Alla vista delle divise, nel parco teatro dell’appuntamento, il 23enne ha cercato di darsi alla fuga, ma è stato bloccato. Subito dopo il sopralluogo nell’abitazione dove l’adescatore, a quanto risulta, vive con la famiglia. Sul pc e altri dispositivi elettronici posti subito sotto sequestro, grazie a specifiche attività tecniche durate molte settimane, sono stati individuati materiale pedopornografico e la prova delle azioni precedenti. Anche nelle altre circostanze l’uomo aveva impiegato per agganciare le vittime falsi profili, impiegando dati altrui o foto pubblicate sui social, fingendosi una donna o un minorenne. Dall’analisi delle diverse chat frequentate dal pedofilo è risultata inoltre la sua partecipazione attiva a numerosi gruppi a sfondo e contenuto sessuale. La ricerca di altre vittime è ancora in atto. La divulgazione dei fatti potrebbe essere utile forse a mettere in guardia dai rischi della rete, qualora ce ne fosse ancora bisogno, altri adolescenti.