ANNA GIORGI
Cronaca

Aereo precipitato a San Donato: in Romania guerra sull’eredità del pilota. A Milano attesa per la superperizia

A oltre due anni dallo schianto a San Donato Milanese che provocò otto vittime, è in corso la causa per dividere 3 miliardi. Manca intanto una relazione finale su cosa causò l’incidente

A sinistra i primi minuti dopo lo schianto dell'aereo. A destra, Dan Petrescu

San Donato Milanese (Milano) – È iniziata in questi giorni in Romania, a Bucarest, la causa civile per l’eredità del miliardario Dan Petrescu, l’imprenditore che morì, insieme ad altre otto persone, ai comandi del suo aereo da turismo precipitato a San Donato il 7 ottobre del 2021.

Primi atti di una serie di udienze a stop and go che si annunciano complesse per due motivi: la mancanza della relazione finale che spieghi la causa dell’incidente – cioè se si sia trattato di errore umano o guasto tecnico, che dovrà essere riportata nella chiusura indagini della procura di Milano, attesa ormai da oltre un anno – e la corsa dei manager delle aziende di Petrescu, in particolare della donna, per anni braccio destro dell’imprenditore, a una eredità da tre miliardi di euro che spetterebbe in realtà solo all’unica erede legittima, la madre di Petrescu, di 96 anni.

Sarà alla fine un ingarbugliatissimo insieme di superperizie a decidere cosa sia successo veramente quel 7 ottobre di due anni e mezzo fa, quando ai comandi del velivolo precipitato c’era l’imprenditore. La relazione finale però, quella che tira le somme delle consulenze, spetta alla procura di Milano che, a sua volta, attende ancora l’esito degli accertamenti tecnici delegati all’agenzia internazionale della sicurezza sui voli, a cui spetta la parola finale sulle cause della tragedia.

Questa matrioska di atti necessari a mettere la parola fine alle lunghissime indagini blocca inevitabilmente anche il fronte romeno: risarcimenti nel caso si tratti di errore umano o guasto tecnico e successivamente la contesa scoppiata sulla eredità. Per ora, di certo c’è soltanto al dinamica.

Con Dan Petrescu a bordo dell’aereo c’era anche la sua famiglia: la moglie Regina Dorotea Balzat Petrescu di 65 anni con cittadinanza francese e il figlio di 30 anni, Dan Stefan, nato a Monaco di Baviera. Le altre vittime erano amici di famiglia: l’italiano Filippo Nascimbene, di 32 anni e originario del Pavese, la moglie Claire Alexandrescou, cittadina francese, e il figlio di appena due anni Raphael. Infine la nonna del piccolo, Miruna Lozinschi, e un amico del figlio dell’imprenditore, il canadese Julien Brossard.

Tutta la comitiva era partita da Milano con direzione Olbia. Le cause dell’incidente avrebbero dovuto essere svelate dall’analisi delle scatola nera. Recuperata pochi minuti dopo la tragedia, pm, consulenti e avvocati avevano però dovuto prendere atto che i dati trovati in memoria erano fermi a molti mesi prima. Circa tre minuti dopo il decollo, delle 13.04 da Linate, l’aereo, un Pilatus Pc-12, che avrebbe dovuto raggiungere una quota standard di 5mila piedi, a un’altezza di circa 3.500-4.000 piedi aveva continuato in modo anomalo a virare verso destra. La sala radar, accortasi della anomalia, avrebbe contattato immediatamente il pilota, il magnate romeno avrebbe risposto spiegando che stava effettuando una "deviazione" chiedendo successivamente anche quello che in gergo tecnico si chiama "vettore", cioè spazio e coordinate per rientrare all’aeroporto. Il pilota, però, non riferì quale fosse il problema e dunque dall’aereo non sarebbe arrivata mai una segnalazione di allarme.