Milano, 30 aprile 2017 - Nuove tensioni al Beccaria tra un detenuto e un agente della polizia penitenziaria. Ad accendere la miccia, questa volta, è stato il trasferimento di un ragazzo, che in valigia avrebbe messo anche alcuni oggetti di un compagno di cella. E quando l’altro giovane se n’è accorto, ha reagito dando un pugno in faccia all’agente che cercava di calmarlo. Medicato in ospedale, il poliziotto è stato ritenuto guaribile in tre giorni. Un episodio di «ordinaria amministrazione» all’interno dell’istituto di via Calchi Taeggi, denuncia Giuseppe Merola, segretario regionale del sindacato di polizia Si.N.A.P.Pe. per la giustizia minorile, che da anni lavora nel carcere minorile e con i suoi colleghi deve fare i conti con il troppo lavoro, il sovraffollamento e le inefficienze. «Non c’è abbastanza personale – sottolinea Merola – e siamo costretti a turni massacranti oltre all’orario di servizio». Senza contare che la struttura è fatiscente e «invasa dai topi, anche perché i detenuti gettano cibo e rifiuti dalle finestre. Una situazione che con l’estate non può che peggiorare».
Tutto fermo anche per quanto riguarda il nuovo padiglione, che doveva essere inaugurato a ottobre. Alcune modifiche hanno rimandato l’apertura a data da destinarsi. «L’unica soluzione – aggiunge Merola – sarebbe quella di trasferirsi al più presto nella nuova ala, rinforzare l’organico e riorganizzare il lavoro». Parole a cui fa eco anche il cappellano, don Gino Rigoldi. «Al Beccaria non c’è un clima di violenza – spiega – ma manca personale e le strutture sono brutte». Il problema, però, è soprattutto l’atmosfera «sottotono», mentre «servirebbe uno sprit in avanti» per migliorare la situazione. «Non siamo in presenza di una malattia mortale – assicura don Rigoldi –: siamo a Milano e le risorse si trovano. È urgente, però, sistemare la struttura, che deve essere dignitosa, e mettere a punto il ‘gruppo avanzato’, in modo che il rientro dei ragazzi nel mondo esterno sia più graduale. Sono adolescenti, diamo loro un posto decente dove vivere e un po’ di sogni». A gettare acqua sul fuoco, invece, è la direttrice del carcere minorile, Olimpia Monda. «Il Beccaria ha problemi da decenni – spiega –: se il personale non ce lo mandano e se i lavori non finiscono non è colpa nostra. Momenti di tensione all’interno di un carcere sono normali, anche perché non si tratta di un collegio, ma non c’è nulla di allarmante». Paolo Verri