
Carlo Di Napoli (Newpress)
Milano, 2 aprile 2019 - Sono state confermate dalla Cassazione le condanne per i giovani di origine salvadoregna, appartenenti alla gang sudamericana MS13, che aggredirono con il machete due capitreno delle Ferrovie Trenord la sera dell’undici giugno del 2015 dopo essere stati sorpresi senza biglietto, durante un controllo di routine, nel tratto compreso tra le stazioni di Milano Certosa e Milano Villapizzone. Ad avviso della Suprema Corte, i responsabili di questa tremenda aggressione, iniziata a calci e pugni e proseguita a colpi di machete che hanno gravemente ferito le due vittime mettendo a rischio la loro vita, non meritano alcuna attenuante oltre allo sconto già concesso in appello con l’esclusione dei futili motivi.
Così sono divenute definitive le condanne a 14 anni di reclusione per Jackson Lopez Trivino (di 25 anni) e a dieci anni per Andres Lopez Barraza (di 40 anni), oltre a quella a dodici anni di carcere per José Rosa Martinez che sferrò i colpi di machete e che dopo l’appello (l’8 febbraio 2016) non ha fatto ricorso ai supremi giudici. Ai difensori di Trivino - che ha avuto la pena più alta perché il machete era suo e con questa arma nella cintura era uscito di casa - e Barraza che in Cassazione hanno chiesto un verdetto più mite, gli ermellini hanno risposto picche. Ritiene infatti la Suprema Corte che le attenuanti sono state «ineccepibilmente negate per la gravità dell’azione delittuosa, delle modalità particolarmente efferate della sua realizzazione» considerando anche che gli imputati hanno mantenuto «una condotta poco collaborativa e priva di alcun segnale di ravvedimento».
La mancanza di precedenti penali, inoltre, non può comunque «da sola, costituire ragione per la concessione richiesta». A partecipare all’aggressione ai danni di Carlo Di Napoli, colpito con fendenti al braccio - che poi in parte gli è stato amputato - mentre tentava di ripararsi il volto, e del suo collega Marcello Magagnin, ferito alla testa, sono stati complessivamente sei aderenti alla gang MS13. Ma tre sono stati prosciolti nel 2016 in primo grado, svoltosi con l’abbreviato, «per non aver commesso il fatto».