Sono state oltre 17mila nel 2021 le aggressioni al personale medico-sanitario secondo l’ultimo report dell’Agenzia di controllo del sistema lombardo. Numeri che però non danno contezza del fenomeno nella sua interezza secondo Laura Olivi, segretario generale Cisl Funzione pubblica Milano Metropoli: "L’agenzia di controllo fa partire la segnalazione solo se l’evento è un’aggressione fisica, con necessità di ricorrere alle cure del pronto soccorso e giorni di prognosi. Ci sono minacce verbali che non sono in alcuna maniera “tracciate”. Il fenomeno a oggi è sottostimato", sottolinea la sindacalista.
Gli episodi di violenza contro i medici e infermieri sono un fenomeno in crescita. "Non che prima del Covid non esistessero, ma violenze, aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario sono aumentati. È come se la soglia di frustrazione si fosse abbassata: gli episodi si verificano dove c’è maggiore accesso al pubblico come il pronto soccorso e gli ambulatori, ma non mancano i casi nei reparti. Poi c’è il problema dei pazienti con patologie psichiatriche che vanno in escandescenze, come sembra sia il caso dell’aggressore del medico del Policlinico l’altro giorno", rimarca Olivi. "Il fatto che in certe situazioni il numero degli operatori sia inferiore rispetto alla necessità è un altro dei fattori da prendere in considerazione. Il personale si trova ad affrontare una miriade di casi di diversa gravità, i tempi di attesa possono allungarsi e basta una parola per far scatenare la rabbia. Nei pronto soccorso di periferia, che hanno meno personale, la situazione diventa ancora più grave, soprattutto di notte, perché può capitare di trovarsi da soli a fronteggiare un violento".
Soluzioni? "Aumentare il personale nelle fasce più sensibili, come notti e weekend, e la sorveglianza. Educazione mirata e capillare per gli operatori su come gestire le situazioni limite, ma anche una campagna per sensibilizzare i cittadini contro la violenza. E poi supporto psicologico per medici e infermieri che devono rientrare in ospedale dopo un’aggressione: ad oggi non è sempre previsto".
Annamaria Lazzari