Milano – “Non si può più aspettare: serve un pacchetto sicurezza a tutela della comunità Lgbtqia+. In tutta Italia, in tre settimane ci sono state cinque aggressioni omofobe: non è accettabile”. A dirlo è Ivano Cipollaro, 45 anni, colpito per strada la sera dello scorso 22 dicembre nel quartiere Barona mentre tornava a casa tenendosi per mano con il compagno. Ora, insieme al fidanzato Alfredo, e con anche Stephano e Matteo, picchiati a Roma la notte di Capodanno, ha deciso di far sentire ancora di più la sua voce. Di reagire rilanciando l’appello di “Io non sto col branco“, campagna promossa da “Meglio a Colori“ alla quale aderiscono più associazioni. Un grido di resistenza e per chiedere subito un pacchetto di “Emergenza Arcobaleno“. “Il pacchetto prevede – spiegano i promotori – di estendere la Legge Mancino (che sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici e religiosi, ndr) a orientamento sessuale e identità di genere, di finanziare programmi di educazione sessuale ma anche di ritirare ricorsi e circolari del Governo contro le famiglie arcobaleno, di garantire l’accesso ai farmaci salvavita per le persone trans e di vietare tutte le pratiche di conversione”.
Gli episodi del 22 dicembre e di Capodanno “si aggiungono ad altre aggressioni avvenute nelle stesse settimane a Torino e Roma, e a messaggi minatori apparsi di fronte a diverse sedi, chiudendo un 2024 drammatico, con 141 persone colpite dall’omolesbobitransfobia. L’Italia è ultima tra i fondatori UE sui diritti civili, questo pacchetto si potrebbe approvare in meno di un mese e costituirebbe solo un piccolo tassello per colmare il divario relativo alle leggi di uguaglianza e inclusione”. Milano si mobilita, dando appuntamento in piazza Castello il 18 gennaio per un’iniziativa di CIG Arcigay Milano. “Fondamentale – continua Cipollaro – è intervenire a livello legislativo, per fermare i violenti. Io ho conosciuto Stephano (insultato e picchiato per 15 minuti a Roma insieme al compagno, ndr), i suoi occhi sono ancora segnati. Tutto questo è profondamente ingiusto”. Anche Ivano Cipollaro, che è un infermiere del San Carlo, e il suo compagno hanno subito un attacco omofobo, il 22 dicembre, mentre tornavano a casa in Barona. Cinque uomini italiani tra i 30 e i 40 anni li hanno accerchiati.
“Uno mi ha dato un pugno in testa, dopo che ho reagito agli insulti”. Ha passato una notte al pronto soccorso, poi ha denunciato tutto ai carabinieri. “Ancora adesso – dice – evito di passare da quel punto. Preferisco fare il giro largo. Unica mia consolazione è che non abbiano ferito il mio compagno. Ma le cose devono cambiare, per tutti e in fretta”.