Milano, 13 aprile 2019 - Sarebbe troppo facile definire Enzo Anghinelli «l’uomo che visse due volte» (da ieri tre), ma in effetti è la prima cosa che ti viene da pensare se dai una rapida occhiata alla sua storia personale (e criminale). Basta andare indietro negli archivi per ritrovare quel nome più volte. La prima risale al 5 novembre 1998: «Giovane ferito con colpi di pistola a Milano», il titolo del dispaccio Ansa delle 8.35. Quel giovane è Enzo Anghinelli, all’epoca barista 25enne già sposato con una ragazza polacca: di ritorno a casa, in viale Forlanini, viene ferito da tre colpi, due al torace e uno al fianco sinistro; in fuga un ragazzo in sella a una Vespa. Operato d’urgenza al Fatebenefratelli, Anghinelli, descritto come «noto alla polizia per vicende di stupefacenti», se la cava. La stessa scena in via Cadore ieri mattina, come un drammatico dejavù: uno scooter che affianca la Ford Focus station wagon del 46enne, il passeggero che gli urla «Sei pronto?» e gli scarica addosso cinque proiettili, uno dei quali a segno allo zigomo destro. Pure stavolta, Anghinelli dovrebbe sopravvivere all’agguato. Sfregiato magari, ma vivo.
Novembre 2007, altro flash. L’uomo, all’epoca 34enne, viene bloccato dai carabinieri dell’Antidroga in un autonoleggio di via Teodosio. In quell’occasione i militari sequestrano 26 chili di coca pura al 90% (15 dei quali nascosti in una Mercedes dorata), acquistati dalla banda per inondare le discoteche milanesi a Natale. Anghinelli tenta di disfarsi di due panetti da un chilo che ha nella giacca, ma gli uomini dell’Arma riescono a bloccarlo. Finisce in carcere anche il gestore del «Regina Agency», l’allora 50enne Ezio Coletta, un brianzolo che noleggiava auto ai produttori televisivi e che faceva collezione di foto con dediche vip. Non è un blitz casuale, ma un’operazione che fa parte di un’inchiesta più ampia, la «White 2007», chiusa nel febbraio del 2012 con 45 arresti. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il gip Maria Vicidomini ricostruisce ruoli e compiti dei vari personaggi, a cominciare proprio da Anghinelli, socio «con la condivisione di utili, oneri e rischi» di Alessandro Ciancio: i due complici vengono definiti «acquirenti di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente (cocaina)» e fornitori di clienti come Giovanni Ciancio (fratello di Alessandro), Francesco Orazio Desiderato, Francesco Intagliata detto «Il pugile» e Gerardo Grasso detto «Aldo».
Negli atti ci sono pure altri nomi di peso: da Luigi Magrini, ritenuto vicinissimo a esponenti di spicco della Sacra corona unita, al serbo Jacov Kontic alias «Cugino», elemento di spicco della malavita balcanica descritto come «referente sulla piazza di Milano di un gruppo di soggetti originari della Serbia-Montenegro dediti all’importazione dal Sudamerica in Italia, attraverso l’area balcanica, di ingenti quantitativi di stupefacente caratterizzati dall’elevato grado di purezza e da prezzi altamente concorrenziali».