NICOLA PALMA
Cronaca

Agguato in via Cadore: Enzo e gli intrecci pericolosi in Curva a San Siro

La storia di Anghinelli al Meazza: dal vecchio gruppo ai nuovi contrasti

Enzo Anghinelli e il luogo dell'agguato

Enzo Anghinelli e il luogo dell'agguato

Milano, 17 aprile 2019 - Gli investigatori ci stanno lavorando sin dalle prime ore. La pista che porta alla Curva Sud è entrata subito nelle indagini della Squadra mobile sull’agguato a Enzo Anghinelli, il pregiudicato per droga ferito da un colpo di arma da fuoco alla testa venerdì scorso in via Cadore e tuttora ricoverato in coma indotto al Policlinico. È ancora presto per avere conferme sull’eventuale coinvolgimento di personaggi legati al tifo organizzato nel raid di Porta Romana, ma al momento si può dire che il 46enne era tutt’altro che sconosciuto dalle parti di San Siro.

Anzi. Stando a quanto siamo riusciti a ricostruire finora, le prime tracce di Anghinelli al Meazza risalgono all’inizio degli anni Duemila, quando, secondo alcuni frequentatori dello stadio, era stabilmente inserito con ruoli di vertice negli Sconvolts – un gruppo che di solito piazzava il suo striscione di fianco a quello dei Commandos Tigre – e aveva contatti molto stretti con un capo della curva. Un gruppo, quello degli Sconvolts, formato da persone che l’allora trentenne Anghinelli frequentava anche all’esterno, nella zona alla quale è sempre stato legato, vale a dire l’asse che va da viale Corsica a corso Indipendenza. Poi quella compagine è sparita gradualmente dagli spalti, anche perché pare che alcuni dei suoi componenti abbiano avuto guai con la giustizia. Compreso Anghinelli, arrestato in flagranza dai carabinieri nel novembre del 2007 all’autonoleggio di via Teodosio con due panetti di cocaina addosso e poi tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2012 dal gip Maria Vicidomini a valle dell’inchiesta «White» dell’Antidroga di via Moscova coordinata dal pm Piero Basilone. 

E arriviamo al presente. Sì, perché il 46enne, uscito di carcere nel 2016 e coinvolto nel 2018 in una nuova indagine delle Fiamme Gialle su un traffico di marijuana e hashish dalla Spagna, ricomincia a frequentare San Siro all’inizio della stagione di campionato attualmente in corso. Allo stadio ci va con il suo nuovo avvocato nonché socio in affari, legato ad ambienti di destra e che apparterrebbe stabilmente ai «Black Devil», un gruppo di una cinquantina di tifosi che porta lo stesso nome di un lounge bar di Solaro riconducibile a Domenico «Mimmo» Vottari, che, per sua stessa ammissione in un’intervista a Tgcom24, ha scontato «16 anni di carcere» per vari reati e il cui nome è comparso pure in alcune informative sulle ’ndrine in Lombardia (Vottari, è bene precisarlo, non ha mai riportato condanne per mafia). A tal proposito, va ricordato che l’8 novembre 2018, è esplosa una bomba carta davanti al Black Devil, anche se il motivo del blitz non è ancora stato accertato. In ogni caso, pare che i capi della Sud non vedano di buon occhio la nuova fazione e soprattutto il tentativo di guadagnare terreno al primo anello blu, lo stesso frequentato da Anghinelli. Questa ostilità diventa ancor più palese, secondo quanto risulta, prima della partita Bologna-Milan, quando l'avvocato viene aggredito da alcuni ultrà allo stadio Dall’Ara. Poi tocca ad Anghinelli, secondo quanto sarebbe stato riportato agli investigatori da un suo conoscente: il 46enne, la sera del derby del 17 marzo, avrebbe affrontato a brutto muso un esponente della curva rossonera e sarebbe stato pestato da una decina di persone arrivate in aiuto; un episodio del quale non ci sono tracce ufficiali, visto che nessuno richiese l’intervento delle forze dell’ordine né presentò denuncia nei giorni successivi. 

Episodi sui quali si starebbero concentrando gli accertamenti investigativi della Squadra mobile. La domanda: c’entrano qualcosa con quanto successo ad Anghinelli cinque giorni fa in via Cadore? Ovviamente, non vengono trascurate neppure altre ipotesi. A cominciare da quella del regolamento di conti legato a uno sgarro nel mondo dello spaccio di stupefacenti, considerato pure che, stando agli atti dell’indagine della Guardia di Finanza, il 46enne era rientrato nel giro: nel box numero 59 di via Poerio, al quale accedevano pure i complici Matteo Pozzi e Mauro Quaglia, c’erano marijuana, hashish e cocaina; e Anghinelli aveva rapporti con Eduart Mecani, che l’avrebbe rifornito almeno in un’occasione di 8 chili di «erba» all’interno del centro commerciale Portello.