
Agraria piace sempre di più. Biotecnologie al giro di boa
Cresce ancora Agraria, insieme a Scienze dell’Alimentazione (+10%). Cala Biotecnologie: -8%.
Marisa Porrini, prorettrice alla Didattica, come interpretare le scelte degli studenti quest’anno?
"In Scienze agrarie si è rivoluzionata l’offerta didattica, anche aprendo corsi di laurea in inglese, accettando la sfida dell’internazionalizzazione. Come in ambito alimentare. Sono due mondi che meritano grande attenzione, per formare giovani in grado di affrontare le problematiche attuali. Il calo di biotecnologie penso sia fisiologico dopo anni di grande boom. Ce lo aspettavamo. Si sta portando verso valori di soddisfazione, senza eccessi".
Scienze e tecnologie: -14%.
"Qui la situazione è più articolata. C’è stato un ridimensionamento dei temi legati all’ambiente, anche in questo caso dopo il boom di tre anni fa. Nel frattempo è aumentata l’offerta di corsi sul tema sia in Statale che in altri atenei. Per chimica industriale toglieremo il numero programmato, anche perché gli studenti trovano lavoro immediatamente. I nuovi corsi sull’intelligenza artificiale hanno richiamato studenti legati all’ambito matematico e fisico, spostando qualche numero".
Riapre Mediazione linguistica, che è già sold-out.
"Avevamo sospeso un anno il corso perché dopo il ricorso al Tar e l’abolizione del numero programmato i numeri non erano più gestibili. Nel frattempo però non siamo stati fermi: c’è stata una rivalutazione del percorso didattico, abbiamo potenziato i laboratori linguistici a frequenza obbligatoria e la risposta da parte degli studenti c’è stata".
Gli Studi umanistici pagano lo scotto del pressing sulle materie Stem?
"Il mondo va in questa direzione. Ma se Lettere ha ceduto un po’, Filosofia sta tenendo molto bene".
Per il primo anno c’è stata una frenata nelle immatricolazioni: è venuto meno l’effetto Milano?
"Non penso che sia sparito quello: le università attraggono per la loro offerta. Credo sia l’effetto caro-vita a incidere. Noi abbiamo avuto una flessione dei fuorisede del 14%. Le università sono presenti in tutte le regioni e i costi dell’abitare e i trasporti possono spingere le famiglie a optare per atenei più vicini".
Quanto pesano le telematiche?
"Da anni si paventa un calo di iscrizioni ai corsi tradizionali per la loro crescita. Ma le nostre università reggono. Il “non incremento“ dipende da una situazione finanziaria più critica. Milano sta diventando attrattiva per troppe altre cose: uno studente rispetto al mondo della moda non regge il confronto".
Un campanello d’allarme?
"Credo debba essere un pungolo: abbiamo un forte potenziale, abbiamo convinto gli studenti a tornare in presenza, vincendo la pigrizia. Ora deve esserci un aiuto per farli restare, in termini di diritto allo studio ma anche creando un ambiente che aiuti gli studenti e i neolaureati che trovano prospettive lavorative, ma che qui con il primo stipendio fanno fatica a mantenersi". Si.Ba.