Ruben
Razzante*
Agricoltura e industria alimentare rappresentano il 4% del Prodotto interno lordo nazionale. Ricomprendendo anche i settori collegati (commercio, ingrossodettaglio, ristorazione e servizi legati al cibo), si arriva al 15%, con un valore complessivo di circa 522 miliardi di euro. Nei giorni scorsi, il Gruppo di lavoro Filiere produttive 4.0 di Anitec-Assinform e il Gruppo di lavoro Agroalimentare dello Steering Committee Innovazione Digitale nelle Filiere di Confindustria Digitale hanno presentato il Libro bianco dal titolo “Il Digitale e l’innovazione tecnologica a supporto del settore agrifood italiano”, che mette a fuoco le potenzialità e le prospettive di crescita dell’agroalimentare dopo la pandemia. In coerenza con quanto indicato nel Pnrr, occorre costruire modelli sostenibili per l’ambiente e per la salute dei consumatori, in linea con l’evoluzione degli schemi di fruizione che, a livello globale, la trasformazione digitale ha introdotto nell’attuale scenario di mercato. Sostenibilità e resilienza saranno probabilmente i perni su cui si giocherà il futuro prossimo dell’agroalimentare. Il made in Italy, da solo, potrebbe non essere più sufficiente a sostenere i prodotti nazionali sui mercati esteri. Ecco perché è prezioso il contributo del Libro bianco, che analizza il ruolo delle tecnologie digitali come abilitatori di un nuovo modello di business, orientato all’utilizzo dei dati, alla collaborazione tra gli attori della filiera, all’attenzione e centralità del cliente finale. L’agricoltura è al centro di un processo di profondo rinnovamento, che punta sulle tecnologie digitali - come Big Data, Intelligenza Artificiale e Machine learning, Internet of Things, Cloud e Blockchain, 5G mobile network - per realizzare l’ottimizzazione di filiera che tuteli al meglio il consumatore, migliori la qualità e la resa della produzione agricola e ne garantisca l’origine.
*Docente di Diritto dell’informazione
Università Cattolica di Milano