GUIDO BANDERA
Cronaca

Alberto Mantovani: “Milano è migliorata in modo straordinario. I problemi restano ma ci sono anche grandi risorse”

Dalla sanità alle sfide sociali: Alberto Mantovani, il presidente della Fondazione Humanitas, riflette sul ruolo della sua città. “Orgoglioso del mio Ambrogino”

Il professore Alberto Mantovani, presidente Fondazione Humanitas

Il professore Alberto Mantovani, presidente Fondazione Humanitas

Milano – Alberto Mantovani è forse il più britannico dei grandi nomi del mondo scientifico milanese, non solo perché a Londra insegna alla Queen Mary. Il presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca ha speso una vita nelle aule e negli ospedali, ma la mole di impegni non ne ha turbato la compostezza. Anche quando sul tavolo non c’è uno studio sul cancro, ma un’analisi di testa, e di cuore, sulla sua città.

Professore, lei che conosce bene Milano…

"Milano è la mia città. Sono nato qui e sono orgoglioso anche del mio Ambrogino".

Come la giudica oggi?

"La città nei decenni è migliorata in modo straordinario. Pensiamo alla salute. Oggi, giustamente, ci preoccupiamo dell’inquinamento. Ma quando frequentavo l’università giravo in Vespa e tornavo a casa col colletto e i polsini della camicia anneriti dallo smog. Non è più così. Possiamo e dobbiamo fare di meglio, ma la città è nettamente cresciuta. Io viaggio spesso, per andare a Linate uso la M4, un servizio fantastico".

Problemi?

"Sì, ma ci sono anche grandi risorse, a volte poco visibili. Due esempi. Io vivo in Lorenteggio. Una zona non centrale, anche con aspetti di difficoltà. Dagli anni Settanta esiste una realtà come Campo Olimpia, che ha vinto l’Ambrogino nel 2017. Io ne faccio parte, come tanti anziani e tanti giovani. Fanno giocare i bambini del quartiere, c’è un club di lettura. L’area che li ospita andrà a gara, speriamo non ci siano sorprese".

Il secondo caso?

"Si chiama Handicap Su La Testa!, sono ragazzi del liceo, che da oltre trent’anni si occupano di disabili. A Milano ci sono il Piccolo, la Scala, ma anche realtà straordinarie come queste".

Ma i problemi non mancano. Come l’accesso alle cure...

"Partiamo dai dati. La sanità lombarda è attrattiva. La gente sceglie di curarsi qui, nel pubblico e nel privato, perché c’è un’offerta migliore. Un altro dato è la classifica annuale di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali".

Che vede al primo posto la struttura dove lei lavora...

"Sì, ma vede sempre la Lombardia in posizione d’eccellenza. Guardiamo ai numeri positivi, poi anche alle cose da migliorare. Andiamo bene nella prevenzione, come la mammografia che copre il 70% del campione e in altre regioni è indietro. Ma liste d’attesa e affollamento dei pronto soccorso sono questioni aperte".

Che fare?

"Dovremmo interrogarci sulla capacità della medicina di base di fare da filtro. Giovedì ero a un incontro a Pavia, dove c’era anche il regista Gabriele Salvatores e un giovane pediatra appena tornato dagli Usa. Discutevamo con il professor Bruno del San Matteo anche del numero alto di polmoniti da pneumococco che si vedono nei pronto soccorso. Il vaccino copre ventitré ceppi. Lo stiamo promuovendo? Perché garantisce salute individuale, riduzione del carico sui reparti e minori costi. Sosteniamo la medicina di base, insieme, con spirito milanese. Qui ci sono istituti di altissima qualità, privato che fa servizio pubblico: c’è da essere orgogliosi. Airc è nata qui. Fondazione Cariplo è impegnata nel sociale, ma anche nella ricerca. Telethon ha avuto il suo cuore qui…"

Eppure i problemi sociali non mancano.

"Io vivo in una zona dove non è difficile vedere problemi. Realtà critiche, come un pezzo di Giambellino, piazza Selinunte. Chi fa il mio mestiere deve darsi dei compiti, come quello di rammendare il tessuto sociale, creare ponti. L’istituzione per la quale lavoro è a Rozzano, anche qui abbiamo costruito un rapporto con la comunità. Bisogna offrire ai ragazzi delle zone meno favorite maggiori possibilità".

Attraendo giovani talenti…

"La percezione nel mondo di Milano è estremamente alta, lo vedo insegnando a Londra. Siamo attrattivi, ma non abbastanza. Lo siamo in relazione all’Italia, ma per la materia grigia, l’oro del terzo millennio, siamo indietro. Siamo ancora donatori di cervelli. Nelle classifiche internazionali, nella ’Coppa dei campioni’ della ricerca in Europa siamo vicini alla Germania, pur non avendo gli stessi finanziamenti su scuola superiore e scienza, ma siamo meno attrattivi della Spagna".

Perché succede?

"Stipendi insufficienti, certo, ma anche altro. Chi si muove lo fa non solo per una buona posizione in università, ma anche per i fondi, un aiuto per la casa, l’accesso ai servizi e magari l’assistenza di un tecnico. La sola a fare questa politica è Fondazione Cariplo. La Regione l’aveva affiancata, ma è sola. Peccato, perché rende. Nel mio piccolo ho contribuito destinando i fondi del Premio Lombardia a questo scopo. Resto ottimista perché in un Paese dove si spende in ricerca e istruzione da un terzo alla metà della media degli altri i nostri giovani arrivano a livelli simili alla Germania. Finché è così non abbiamo il diritto al pessimismo".

Cosa rimprovera e cosa apprezza di Milano.

"Il bene di Milano è la sua dimensione internazionale, l’apertura all’innovazione. Mi fa male, invece, proprio perché ci vivo, vedere come zone di benessere si intreccino ad aree di marginalità. Lo ripeto: la sfida è ricucire, creare ponti".