MICHELE MEZZANZANICA
Cronaca

La Prima di Tomba, sciatore di città: 40 anni fa la vittoria del Parallelo di Natale sul Monte Stella

A Milano, a 18 anni appena compiuti, il primo successo del futuro campione. I ricordi di Gustav Thöni: “Commetteva ancora molti errori ma andava forte, voleva vincere a tutti i costi”

Alberto Tomba al cancelletto di partenza del parallelo di Natale; a destra, nel corso di una gara

Alberto Tomba al cancelletto di partenza del parallelo di Natale; a destra, nel corso di una gara

Milano, 19 dicembre 2024 – I capelli corvini, riccetti e ben pettinati, una smorfia a mezza bocca, gli occhi che guardano altrove, il collo taurino che si intuisce sotto la tuta da sci. La foto di un ragazzone di 18 anni che si è appena affacciato sul palcoscenico del circo bianco. La foto pubblicata sul Giorno del 24 dicembre 1984 che ritrae un giovane Alberto Tomba fresco vincitore del Parallelo di Natale, un grande classico dello sci alpino dell’epoca. Il primo acuto di colui che sarebbe diventato uno degli sciatori più forti della storia.

Sciatore “cittadino”

L’incipit di un’epopea, scritto non in qualche celebre località alpina ma a Milano, al Monte Stella. È qui, sulla Montagnetta di San Siro costruita coi detriti della Seconda Guerra Mondiale, che esattamente 40 anni fa si svolse quell’edizione del Parallelo di Natale, una sorta di galà dello sci. Una competizione che non valeva per la Coppa del Mondo ma che metteva in pista tutti gli azzurri e alcuni tra i migliori sciatori internazionali. Un gotha al quale Tomba, diventato maggiorenne appena quattro giorni prima, ancora non apparteneva.

Era un azzurro della squadra B, tra l’altro guardato anche con una certa diffidenza, lui bolognese doc in un mondo di montanari. E allora forse non è stato un caso ma una precisa scelta del destino, a ripensarci ora, che uno sciatore di città si rivelasse al mondo in una gara in città. Al Monte Stella appunto, l’antivigilia di Natale, quando la neve in pianura era tutt’altro che un evento eccezionale (neanche un mese più tardi sarebbe arrivata la mitica nevicata del gennaio 1985).

Scenari in archivio

A onor del vero quella del Parallelo di Natale era neve artificiale, sparata dai cannoni, ma perlomeno ai tempi c’erano temperature che permettevano l’operazione, garantendo un manto nevoso sciabile.

Una gara di sci alpino a Milano oggi sembra invece fantascienza, per il riscaldamento globale ma anche perché i tempi cambiano: la stagione dello sci ha ritmi serratissimi ed eventi “collaterali” come il Parallelo di Natale non esistono più. Un mezzo paradosso, però, per una città che fra poco più di un anno (febbraio 2026) ospiterà i Giochi olimpici invernali.

I ricordi di Gustav

“Portare lo sci in città era già molto difficile allora, figurarsi adesso”, commenta Gustav Thöni, altra leggenda dello sci azzurro, ai tempi nello staff tecnico della Nazionale. “Era stata un’impresa fare la neve per quella breve pista – ricorda – ma alla fine per sciare c’era tutto, anche una bella cornice di pubblico. La Fisi (la Federazione degli sport invernali, ndr) voleva portare lo sci nelle città, ma era molto complicato anche in quegli anni”.

E adesso? Da molto complicato a impossibile, secondo Thöni, che oggi vive nella sua Trafoi dove si dedica anima e corpo all’hotel Bella Vista, l’albergo di famiglia al Passo dello Stelvio. “Sicuramente sarebbe bello organizzare qualche evento per il pubblico in occasione dei Giochi Invernali, ma non vedo alternative alle piste in plastica: per la neve artificiale servono basse temperature, almeno cinque gradi sottozero, altrimenti non si riesce a mantenere il manto nevoso”.

Resta comunque la speranza di un nuovo miracolo a Milano. “Magari nel febbraio 2026 ci sarà una bella nevicata e allora, chissà, si potrà fare qualcosa all’ultimo momento. Un fuoriprogramma in bianco nella città olimpica”.

Tornando invece a quarant’anni fa, Thöni, che di Tomba sarebbe diventano allenatore personale qualche anno più tardi, ricorda che la vittoria al Monte Stella fu sì una sorpresa ma non così inaspettata, per gli addetti ai lavori. “Alberto andava forte, commetteva ancora tanti errori ma sciava molto bene, c’erano dei tratti in cui andava molto veloce. Io lo avevo visto già in autunno, lo tenevo d’occhio: sbagliava parecchio ma si vedeva che aveva talento e che era un osso duro. Al Parallelo di Natale voleva vincere a tutti i costi, ci teneva ed è andato forte come sapeva già fare. È stato bravissimo”.