MATTEO SACCHI
Cronaca

Birra, vodka o vino rosso: alcol libero per i minorenni/ VIDEO

Nessuno controlla se il cliente ha compiuto 18 anni. E nei minimarket non battono neppure lo scontrino

Alcol tra i giovani

Milano, 25 novembre 2016 - La legge parla chiaro: in Italia non si possono vendere bevande alcoliche ai minori di 18 anni, pena multe salatissime e sospensione della licenza per i negozianti. Ma a Milano è davvero così difficile per un minorenne procurarsi alcolici? Per dare una risposta a questa domanda che prima o poi ogni genitore si pone, accompagnati da un «gancio» che non dimostra più di 16 anni, anche se ne ha 18 appena compiuti, abbiamo provato ad acquistare bevande alcoliche senza mostrare alcun tipo di documento. I più giovani li chiamano «Apu Market», in onore dell’omonimo personaggio del celebre cartone animato “I Simpson”, un negoziante indiano. Tale definizione corrisponde a quei piccoli negozietti, spuntati a Milano come funghi negli ultimi anni, le cui insegne promettono prodotti etnici, soprattutto latinoamericani, stipati in scaffali metallici, gestiti da imprenditori stranieri, che arrivano soprattutto da Bangladesh e altri Paesi asiatici. Ne abbiamo messi alla prova tre, facendo comprare alla complice, Marta, diversi tipi di alcolici: dalla birra alla vodka.

Ebbene, il copione è sempre lo stesso: in questi negozi le bevande alcoliche vengono messe in bella mostra già nelle vetrine, con prezzi super competitivi. Un invito a bere alcol. Marta entra nel primo negozio e si dirige decisa verso il frigorifero contenente decine di bottiglie di birra, ne sceglie due e arriva alla cassa per pagare. Nessuna richiesta di documenti da parte dell’uomo seduto dietro al bancone, che insacchetta le due bottiglie e le lascia nelle mani di Marta, senza neppure rilasciare lo scontrino. Seconda tappa in zona Gambara: il negozio è pressoché identico a quello precedentemente visitato, con superalcolici in vetrina e prodotti etnici in quantità. Stavolta l’obiettivo è una bottiglia di vodka, quindi la complice deve rivolgersi direttamente al commesso per farsi dare la bottiglia. Infatti in questo tipo di negozi la merce che costa di più non è mai raggiungibile direttamente dai clienti. Dopo qualche scambio di parole, il prodotto viene scelto: una vodka aromatizzata alla fragola. Anche qui niente scontrino e nessuna richiesta di documento a Marta, che esce dal negozio stringendo in mano il “bottino”.

Per quanto sia preoccupante il quadro relativo a questo tipo di infrazioni da parte dei negozianti stranieri, sarebbe un errore pensare che siano solo loro a trasgredire. Abbiamo messo alla prova anche un supermercato di un noto marchio internazionale. Marta stavolta tra le corsie sceglie due bottiglie di vino rosso e, una volta arrivata alla cassa, viene fatta passare senza il minimo controllo da parte della cassiera. «Non è affatto un problema per noi comprare alcolici, possiamo farlo quasi ovunque». «Bere è facile anche in centro, sui Navigli non mi hanno mai chiesto il documento». «Se proprio non ci fanno comprare da bere al supermercato chiediamo a qualche cliente di comprarle al posto nostro e poi gli diamo i soldi». Sono queste le risposte che abbiamo ottenuto parlando con un gruppo di quindicenni a proposito di quanto sia facile per loro procurarsi bevande alcoliche. Un quadro che combacia alla perfezione con i risultati dell’inchiesta condotta sul campo dal cronista del Giorno e dalla complice.