Milano, 8 luglio 2022 - Asssolta con la formula "perché il fatto non sussiste" la dottoressa che aveva in cura Alessandra Appiano, la giornalista e scrittrice che si è tolta la vita a Milano nel giugno 2018 mentre era ricoverata nel reparto Psichiatria 1-Disturbi dell'umore, dell'ospedale San Raffaele Villa Turro.
A deciderlo è stato il gup milanese Roberto Crepaldi al termine del processo con rito abbreviato in cui la Procura, dopo aver chiesto il rinvio a giudizio della psichiatra accusandola di omicidio colposo, ha cambiato idea proponendo l'assoluzione. Il pm Letizia Mocciaro, titolare dell'indagine, nel novembre 2019 si era vista respingere dal gip Patrizia Nobile una istanza di archiviazione ed ordinare un supplemento istruttorio. Supplemento che aveva portato a chiedere il processo per la dottoressa ritenendo avesse "erroneamente valutato il quadro diagnostico" con i conseguenti rischi, »omettendo di adottare le doverose misure medico sanitarie e di controllo« per evitare gesti autolesionistici.
Il 31 di maggio è cominciato il processo in abbreviato con un nuovo pm, Daniela Bartolucci, che in aula ha chiesto l'assoluzione, oggi accolta. "Proseguirò nell'unica sede rimasta, quella civile", ha commentato Nanni Delbecchi, il marito di Alessandra Appiano che ha intrapreso una battaglia legale e che è parte civile. "Sul fronte penale l'atteggiamento della Procura è stato incomprensibile - ha aggiunto - Prima ha proposto una richiesta di archiviazione, poi di rinvio a giudizio e infine ha cambiato idea e ha chiesto l'assoluzione". "La scelta del rito - ha proseguito Delbecchi - non ha poi permesso alcun approfondimento in sede processuale su un tema così complesso, come quello delle cure psichiatriche. E il pubblico ministero in quattro anni non ha nemmeno disposto un accertamento tecnico che pure era stato richiesto dal gip".