Milano, 20 novembre 2024 – “Convivo con uno sfregio permanente. Esco con un fischietto sempre in tasca, mi fa sentire più sicuro perché lo userei per attirare l’attenzione in caso di pericolo. Questa storia però continua a farmi riflettere. Incontrerei, in un ambiente protetto, la ragazza che mi ha causato questa cicatrice: le direi che non la odio. Certo, mi aspetto che paghi per quello che ha fatto. Però non ce l’ho con lei, piuttosto con una società che non ha saputo educarla al rispetto; con la famiglia, con la scuola...”.
L’attacco
Alessandro Anaclerio è il trentunenne che il 28 dicembre di un anno fa è stato ferito in strada, in via Donna Prassede, al quartiere Torretta, alla periferia sud della città, da una baby gang al femminile.
Al culmine di una lite per futili motivi, dopo essere sceso dall’autobus che aveva preso per tornare a casa, Anaclerio era stato insultato, preso a calci, pugni e strattoni; il collo stretto in una sciarpa in un tentativo di strangolamento.
A un certo punto, una ragazzina aveva preso una lattina da un cestino dell’immondizia e, incitata da un’amica, ha sfregiato il viso del trentunenne. Le indagini dei carabinieri hanno portato all’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due ragazze, emessa dal gip presso il Tribunale per i Minorenni lo scorso aprile: le due arrestate sono un’italiana 15enne di seconda generazione e un’albanese 17enne, ritenute responsabili del reato di lesioni personali con deformazione permanente del viso.
Dopo l’aggressione
“A gennaio – dice Anaclerio – ci sarà l’udienza per la diciassettenne. Non mi sono ripreso del tutto, né a livello fisico e né psicologico. Sono ancora molto provato. Sto cercando di pensare al mio futuro e sto seguendo un corso di formazione in un’azienda finalizzato a un’assunzione, anche se il mio sogno è quello di diventare un fotografo naturalista”.
Ora, però, “se ho scelto di parlare, di espormi ancora una volta (la prima volta lo aveva fatto su queste pagine, lo scorso febbraio, ndr) è perché voglio lanciare un messaggio: smettiamola di combattere l’odio con altro odio. Interrompiamo questo circolo di violenza. Quindi sì, spero ci sia l’occasione di incontrare la ragazza che mi ha ridotto così e vorrei che vedermi la spronasse a cambiare”.
La banda
La giovane, insieme ad altre tre componenti della banda, era stata individuata dai carabinieri della Compagnia di Porta Magenta. Secondo le indagini, le ragazze “appartengono a un medesimo gruppo operante tra Rozzano e la periferia sud di Milano”. L’arresto in carcere per due di loro era stato motivato dal “concreto e serio pericolo di reiterazione dei reati, unitamente alla spiccata pericolosità sociale delle indagate”.