ANNA GIORGI
Cronaca

Omicidio Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello aveva un complice? Perché chi indaga ne è sempre più convinto

L’assassino della giovane incinta di sette mesi forse è stato aiutato nelle fasi successive all’omicidio. Il sopralluogo nella casa del delitto è servito anche per accertamenti su questa pista

Senago – Ci sono tantissime tracce, biologiche ed ematiche, all’interno dell’appartamento in cui è morta Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza dal suo compagno, il barman Alessandro Impagnatiello. Tracce che si vedono ad occhio nudo e che si accendono sotto il luminol.

L’ipotesi di un complice

Il sopralluogo dei carabinieri; nel riquadro, Giulia Tramontano
Il sopralluogo dei carabinieri; nel riquadro, Giulia Tramontano

Tracce in casa, nelle scale del condominio, in garage, anche biologiche che aiuteranno gli investigatori a capire se il corpo della povera ragazza è stato trasportato giù dalle scale, fino all’auto e poi portato nell’area, tra le erbacce, accanto al garage da una sola persona, cioè dal killer.

Perché gli investigatori sono sempre più convinti che qualcuno lo abbia aiutato, qualcuno a lui molto vicino, che ha frequentato la casa dell’orrore nel giorni in cui si cercava ancora Giulia. L’aiuto sarebbe, ovviamente, avvenuto in momenti successivi alla morte della futura mamma. Gli investigatori sospettano ad esempio che qualcuno abbia aiutato a pulire, almeno in parte, il bagno, la vasca bruciata e il garage dall’accumulo di cenere che si era depositata.

La cenere è frutto del fuoco con cui Impagnatiello ha tentato di bruciare i connotati della compagna perché così, pensava nella sua testa, come poi dichiarerà agli investigatori, “non sarebbe più stata riconoscibile”.

Sul corpo di Giulia e nelle tracce biologiche trovate ovunque, ci potrebbe essere quindi il Dna o ancora qualche impronta non riconducibile solo al killer.

Gli obiettivi del sopralluogo

Il sopralluogo: all'interno, affissa al muro, una foto di Alessandro e Giulia
Il sopralluogo: all'interno, affissa al muro, una foto di Alessandro e Giulia

Oggi, martedì 6 giugno, l’aggiunto Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo hanno guidato il sopralluogo dei carabinieri alla ricerca di tracce che confermassero il quadro della dinamica. Alessandro è giudicato “inaffidabile” nei suoi racconti e “il quadro dell’omicidio appare totalmente disorganizzato”, motivo per il quale le tracce sono lasciate ovunque.

Come ha spiegato il procuratore capo Marcello Viola, dopo un breve vertice con gli investigatori, le indagini stanno tenendo il punto sull’aggravante della premeditazione. Alessandro, quando ha realizzato che entrambe le donne lo avevano lasciato, perché avevano scoperto il suo gioco, ha pensato a come uccidere Giulia, che era l’ostacolo maggiore fra le due, perché era incinta.

Non bastava insomma che lei se ne andasse dalla casa in cui convivevano, perché sarebbe rimasto il bambino, Thiago, che lui non voleva più, perché voleva essere libero. E l’altra ragazza, giovanissima, che aveva già abortito era quella, fra le due, che lui aveva “scelto“. Ecco che allora si è messo a fare ricerche su internet.

Accertamenti tecnici

Sono tanti i punti squisitamente di investigazione tecnica che ora sono necessari per completare il quadro. “Stiamo vagliando ogni secondo delle immagini riprese dalle telecamere – dicono gli investigatori – per confrontare la ricostruzione fornita da lui e quella che noi abbiamo ipotizzato”. Al momento, comunque, non ci sarebbero altri indagati. In ogni caso i parenti non risponderebbero di favoreggiamento, fattispecie non prevista dal codice nei confronti dei familiari. Il reato che potrebbe essere contestato a un eventuale complice è quello di concorso in occultamento. Per ora i reati contestati al solo Impagnatiello sono tre: omicidio con le aggravanti, procurato aborto, occultamento di cadavere.