Non si fermano le indagini sull’omicidio di Giulia Tramontano, la ragazza incinta di sette mesi uccisa sabato 27 maggio. In particolare gli investigatori ora si stanno concentrando sulla possibilità che il reo confesso dell’assassinio, il compagno Alessandro Impagnatiello, abbia potuto contare sull’aiuto di un complice. Magari nelle fasi successive all’omicidio. Per le operazioni di pulizia, condotte anche nel tentativo di cancellare le tracce dell’assassinio.
Quella richiesta particolare
Sui giorni immediatamente successivi al delitto, intanto, emerge un nuovo dettaglio che potrebbe rivelarsi di una certa importanza. Impagnatiello e la madre Sabrina Paulis lunedì 29 maggio, due giorni dopo la morte di Giulia, sarebbero andati in un bar a qualche decina di metri dal luogo dove, nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno, è stato trovato il cadavere, per chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all'esterno del locale.
Da quanto si è saputo, lo avrebbe confermato lo stesso gestore del locale sentito nelle indagini della Procura di Milano e dei carabinieri. Il motivo di una tale richiesta – sempre se verrà accertata al di là di ogni dubbio – è al momento sconosciuto. È uno dei tanti punti ancora da chiarire dell’inchiesta, su cui verranno chieste delucidazioni a Impagnatiello ma, a questo punto, anche alla madre, se davvero era con il barman quando sono state chieste informazioni sulla presenza di telecamere.
La questione premeditazione
La Procura di Milano, intanto, in queste ore ha raccolto elementi che fanno ritenere che l'uomo abbia pianificato l'omicidio qualche giorno prima rispetto a sabato 27 maggio. Da quanto si è appreso da fonti qualificate ci sono delle ricerche fatte dal barman sul web che fanno retrodatare la premeditazione.