Milano, 28 maggio 2024 – "Alessandro Impagnatiello presenta un disturbo della personalità caratterizzato da tratti narcisistici, ossessivo-compulsivi e paranoidei, strettamente legati fra loro". Si legge nella perizia disposta dalle due avvocatesse Giulia Geradini e Samanta Barbaglia su Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell'omicidio di Giulia Tramontano, uccisa con 37 coltellate il 27 maggio di un anno fa.
La scelta
La perizia parte dal racconto della sua vita, diploma da ragioniere e padre a 22 anni di un bambino amato avuto da una ragazza del paese, conosciuta a scuola. Poi, stanco del lavoro da contabile in una azienda dell'hinterland, Impagnatiello decide di seguire le orme del fratello e di fare un corso da barman prima di fare esperienza a Londra.
L’illusione
"Per le sue qualità - si legge - riesce a farsi assumere in un noto locale della movida milanese e qui la sua vita cambia. Ha grande fiducia in se stesso, nelle sue risorse personali, scarsa considerazione dell'altro. Relazioni sociali, in genere molto superficiali, manipolatorie e finalizzate solo alla gratificazione personale". "In quell'ambiente vip - sono le parole di Impagnatiello riportate nella perizia - io ci sguazzavo come un pesce nell'acqua, davo del tu a calciatori e veline ero vezzeggiato e coccolato dai personaggi televisivi". Tra un cocktail e l'altro, approfittando della confidenza avrebbe chiesto a un personaggio famoso o comunque era stato sollecitato da questo a intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo.
L’incontro e il trauma Quando le due donne – Giulia Tramontano e l’altra compagna del barman – si sono incontrate davanti al bar di via Manzoni. “Il mondo - dice – mi è crollato addosso" perché, si legge nella perizia, "da maschio onnipotente con in mano la vita di entrambe si è sentito un maschio fragile in balia delle due donne e ridicolizzato da Giulia". Impagnatiello dice allo psichiatra: "I miei incubi peggiori si sono verificati il 27 maggio, non ero più io che controllavo A. e Giulia, ma erano loro che scoprendomi mi avevano sputtanato e ridicolizzato davanti a tutti". Per non soccombere al trauma, quindi, le “difese” di Impagnatiello si sarebbero organizzate per trovare un colpevole da annientare: Giulia.
Il crollo
Poi si legge ancora nella perizia: "Se la relazione con Giulia e il concepimento del bambino potevano rappresentare nella testa dell'assassino una normalità modesta: casa in affitto in periferia e spesa al centro commerciale, il bilanciamento patologico di tale normalità narcisistica era compensato da un lavoro percepito come importante e, negli ultimi mesi anche dall'essere "concupito" dalla giovane e bellissima A. corteggiata da tutti, che aveva scelto lui". E ancora: "Il bilanciamento tra normalità e narcisismo costava fatica e stress: normalità piccolo-borghese e patologico sovradimensionamento dell'Io nell'immaginare addirittura sbocchi nel mondo dello spettacolo. Ecco quindi spiegato il "crollo" del 27 maggio, e l'identificazione della colpevole che le aveva sottratto questo doppio giochino gratificante". Una colpevole da punire con odio: 37 coltellate.