ANDREA GIANNI
Cronaca

Alessia Pifferi, dalle bugie all’orrore: “La baby sitter non c’è. Ho trovato Diana morta”

Il compagno della donna: “Mi disse che la piccola era al mare con sua sorella. Voleva stare a casa mia per staccare un po’, in quei giorni era serena”. L’ultima menzogna in un sms alla madre: "Mi fa tribolare per i dentini"

Alessa Pifferi in aula durante l'udienza di ieri

Milano – L’ultima bugia di Alessia Pifferi la mattina del 20 luglio dell’anno scorso, durante la drammatica telefonata al compagno: "La baby sitter non c’era e ho trovato la porta socchiusa. Diana è morta". La baby sitter in realtà non era mai esistita, e la bambina era stata abbandonata da sola in casa dal 14 luglio. Prima della scoperta del cadavere, che ha fatto emergere l’orrore, giornate ricostruite dai testimoni ascoltati ieri durante il processo a carico della 38enne accusata di omicidio aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, nella sua casa nel quartiere milanese di Ponte Lambro.

Testimonianze davanti alla Corte d’Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, che la donna ha ascoltato all’apparenza impassibile. "Quando è venuta a casa mia il 14 luglio Alessia mi ha detto che Diana era al mare con la sorella – ha spiegato il compagno dell’epoca, l’elettricista di Leffe (Bergamo) Angelo D’Ambrosio – siamo stati insieme fino al 20 luglio, e lei mi sembrava serena e tranquilla". Pifferi ha trascorso quella settimana a Leffe nella casa di D’Ambrosio, che aveva conosciuto nell’agosto 2020 su una chat d’incontri raccontando una delle tante bugie: un impiego "in smart working" come "psicologa infantile", con tanto di racconti inventati sui casi seguiti.

Relazione che si era interrotta dopo la nascita di Diana, figlia di un altro uomo, e riallacciata a giugno dell’anno scorso. "Alessia diceva che preferiva venire da me senza la figlia perché così poteva respirare - ha spiegato D’Ambrosio - visto che stava con lei tutto il giorno e aveva bisogno di staccare. Io ero affezionato alla bambina, lei poteva portarla da me quando voleva ma diceva che l’avrebbero curata la baby sitter o la sorella". I due hanno trascorso un fine settimana di relax: "Siamo andati a fare la spesa, abbiamo fatto un giro, abbiamo cucinato".

Lunedì 18 luglio Alessia Pifferi ha accompagnato D’Ambrosio a Milano, per un appuntamento di lavoro dell’uomo, ma "non ha mai chiesto di passare da casa sua" prima di tornare a Leffe. Mercoledì 20 luglio, attorno alle 9, Alessia Pifferi ha lasciato la Bergamasca ed è tornata a Milano. Un’ora e mezza dopo, la telefonata al compagno che ha fatto emergere la tragedia. "Mi sono sentito male, mi sono dovuto sdraiare", ha detto l’uomo. Una manciata di giornate ricostruite anche attraverso la testimonianza della madre di Alessia Pifferi, Maria Assandri, che in quel periodo si trovava a Crotone.

La donna ha ricordato l’ultima videochiamata con Diana, avvenuta nei giorni precedenti l’abbandono. "La bambina ha abbassato la testa e ha fatto una faccia strana – ha riferito la donna – come se volesse dirmi qualcosa. Stava bene, poi si è messa a sorridere". Dopo il 14 luglio "Alessia era strana e fredda, diceva che non poteva farmi vedere Diana perché stava dormendo". La mattina del 20 luglio, attorno alle 8.30, Maria Assandri ha mandato un messaggio di "buongiorno" alla figlia, e lei ha risposto che "stavano rientrando a Milano e Diana la stava facendo tribolare per i dentini".

Diana però era morta almeno da 24 ore, per una "disidratazione", ha riferito in aula il medico legale Andrea Gentilomo rispondendo alle domande dei pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, "compatibile con la mancata assunzione di cibo e acqua". A un certo punto la bambina avrebbe perso coscienza, morendo nel suo lettino mentre la madre si trovava a Leffe.