Milano - É sola oggi Alessia Pifferi, la madre di 36 anni che ha lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi. È stata rinnegata da tutti. Dal carcere chiede di vedere e parlare con il suo compagno, l’elettricista di Leffe, l’uomo che voleva al punto da preferirlo alla figlia. Proprio per stare con lui, nel suo disegno folle, la mamma ha lasciato Diana a casa da sola. Oggi vorrebbe vederlo, vorrebbe parlargli - ripete dal carcere - ma lui non ha mai più risposto alle chiamate fatte attraverso il tramite dei legali. Quasi sicuramente ha cambiato utenza telefonica, si è comunque reso irreperibile dal giorno dell’orrore, quando la Pifferi è stata portata via in manette dalla casa di via Parea, quartiere Ponte Lambro.
Come la madre Maria, nonna della bambina, nemmeno l’uomo di 58 anni, che ha intrattenuto una relazione con la donna vuole quindi più avere alcun contatto con lei dopo lo choc della tragedia. La 36enne aveva infatti chiesto di poter parlare anche con la madre che, invece, le ha fatto sapere di averla "cancellata dalla sua vita dopo quello che ha fatto". E dopo aver organizzato il funerale della piccola Diana, la nonna è tornata in Calabria, dove si era trasferita di recente per vivere con il nuovo compagno.
La Pifferi aveva raccontato durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Fabrizio Filice che lei aveva preferito restare a casa del fidanzato per una settimana piuttosto di tornare dalla figlia, sapeva che Diana poteva morire di fame e sete, ma altresì le interessava consolidare quella storia sentimentale appena ricominciata. E sì, ha poi ammesso Alessia Pifferi davanti ai giudici, lei quella bimba non l’aveva cercata, le era “capitata“ non sapeva chi fosse il padre e nel tempo la gestione della piccola era diventata un peso, insopportabile come la presenza della stessa bambina.
L’avvocato Solange Marchignoli ha ricevuto minacce di morte dagli haters per avere accettato di difendere la Pifferi, la incontrerà in cella forse già oggi. Proprio nei giorni scorsi l’avvocato aveva presentato riserva di incidente probatorio sull’esame del latte contenuto nel biberon trovato accanto al cadavere di Diana. Ora la parola passa ai periti nominati dalla difesa della Pifferi e da quelli della Procura che saranno nominati dal gip Maria Cardellicchio. I tempi dell’indagine quindi si allungano, probabilmente gli esiti degli esami sul latte non si avranno prima di settembre. Se dovesse risultare che la bimba era drogata con il benzodiazepine contenuto nel biberon, questo però lo dovranno acceretare le indagini tossicologiche, la posizione della madre si aggraverebbe ulteriormente, perché le verrebbe riconosciuta l’aggravante della premeditazione.
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