Milano, 6 novembre 2024 – Non si ferma l’inchiesta della Dda di Milano su presunti dossieraggi illeciti. E il cantante romano Alex Britti è intenzionato a difendersi dopo che il suo nome è spuntato tra le carte, perché vittima dei cosiddetti ‘spioni’.
L’artista ha nominato un legale che si è fatto avanti con la procura per poter acquisire gli atti che lo vedono al centro di un’attività di spionaggio per questioni familiari. “La cosa più grave è che mi hanno pedinato” è la frase che il cantautore romano avrebbe riferito prima di chiedere i documenti, leggerli e quindi decidere se agire contro chi ha chiesto di controllarlo e seguirlo.
Dalle migliaia di pagine degli atti dell'inchiesta era emerso, infatti, anche il nome di Fulvio Pravadelli, indagato, ex di Publitalia e direttore della Veneranda Fabbrica del Duomo, il quale avrebbe cercato, secondo l'accusa, di raccogliere notizie compromettenti sul cantautore, che si stava separando da sua figlia, mentre era in corso una causa civile difficile.
Per questo, raccontano le carte, sarebbe stata tesa una 'trappola’ a Britti e un amico. “Noi li abbiamo fatti anche fermare quando sono arrivati qua in stazione Centrale” con un controllo di polizia, dice Gallo nelle intercettazioni, “perché ci siamo inventati che potevano avere, non lui eh, quell'altro qualcosa!”. Probabilmente volevano dimostrare che Britti faceva uso di stupefacenti, volevano raccogliere più prove possibili per screditarlo.
Una nomina come persona offesa è stata depositata nei giorni scorsi anche da Claudio Del Vecchio, fratello di Leonardo Maria (indagato). Mentre Matteo Arpe, uno degli oltre 60 indagati nell'inchiesta, ha depositato una memoria difensiva con il legale Davide Steccanella.
Nel frattempo, Massimiliano Camponovo, l'investigatore privato che farebbe parte dell'associazione a delinquere finalizzata al dossieraggio illecito, avrebbe messo a verbale anche nuovi nomi, non indicati negli atti già depositati, durante l'interrogatorio davanti al pm della Dda Francesco De Tommasi. E avrebbe parlato delle diverse dinamiche interne ed esterne che hanno condizionato le presunte attività di “esfiltrazione” dei dati sensibili dalle banche dati strategiche e la realizzazione dei dossieraggi illeciti.
Nel lungo verbale, di oltre trenta pagine, il 52enne ai domiciliari ha inoltre ammesso le sue responsabilità, ma ha voluto sottolineare la dimensione "estera" del gruppo, con agganci a Londra - è in fase di formalizzazione la richiesta di acquisizione del server presente nel Regno Unito - e con incontri registrati anche con personaggi israeliani che potrebbe essere collegati con intelligence straniera. Nei giorni scorsi è emerso che l’Antimafia milanese sta preparando una rogatoria a Londra, a caccia di server e collaboratori della banda.
Londra, secondo quanto riferito, sarebbe stata “un centro con una dimensione preponderante capace, in qualche modo, di pesare sul gruppo milanese”. La scorsa settimana nell'interrogatorio davanti al gip Fabrizio Filice, Camponovo aveva parlato di “una mano oscura che muove questo sistema” che ruotava intorno alla società di investigazione Equalize, al centro dell'indagine della Direzione investigativa antimafia, i cui soci sono l'ex super poliziotto Carmine Gallo (domiciliari) ed Enrico Pazzali (indagato) presidente autosospeso della fondazione Fiera Milano.
Intanto, oggi è saltato l'interrogatorio di Giulio Cornelli, anche lui ai domiciliari, perché i suoi legali hanno fatto presente alla Procura che l'esperto informatico ha bisogno di tempo prima di decidere di farsi sentire, almeno una decina di giorni, e ha necessità anche di un sostegno psicologico. Potrebbe anche essere ascoltato, poi, Gabriele Pegoraro, “collaboratore esterno” del gruppo e indagato anche in un'inchiesta torinese. Gli inquirenti milanesi sarebbero riusciti ieri a notificargli l'informazione di garanzia.