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Alfredo Cospito, il legale: "41 bis violenta una persona, è morte lenta. Lui si sacrifica"

L'avvocato difensore dell'anarchico: "Non voglio dire che è un pacifista, ma c'è un'evidente sproporzione"

Milano, 2 febbraio 2023 - "Il fatto vero è che Alfredo Cospito sta facendo un sacrificio in primo luogo per lui e per la sua vita", ma il 41bis "è una morte lenta, ed essendo lui un animale politico lo fa anche per le oltre 700 persone al 41bis e per i 1500 condannati all'ergastolo ostativo che moriranno in carcere". Così l'avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell'anarchico Alfredo Cospito, durante un evento a Milano.

Le parole del difensore di Cospito

"Il 41bis dovrebbe essere uno strumento contro la mafia", ha aggiunto il legale. Nelle vicende del suo assistito "c'è un'evidente sproporzione" e con questo "non voglio certamente dire che è un pacifista" visto che è una persona che ha dimostrato di essere "decisa e determinata" anche nell'uso della violenza. Ad ogni modo secondo il legale "è la finalità che fa dello strumento la tortura" e "l'intendimento è quello di violentare un soggetto per fargli assumere un comportamento che non avrebbe mai adottato". Quindi questa sul 41bis "è una battaglia di civiltà giuridica" anche perché "è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago - ha concluso l'avvocato - che un ergastolano ostativo riveda la luce del giorno da libero".

Rossi Albertini: "La politica si è incartata"

E ancora: "Non avevano fatto i conti con Alfredo. Se avessero ragionato di più sul profilo destinatario di questi provvedimenti, qualche cautela in più avrebbero potuto adottarla. Hanno pensato che fosse un'operazione priva di conseguenze - ha aggiunto - e che l'area politica sarebbe stata incapace a sollevare il problema e interessare l'opinione pubblica". E che forse anche Cospito "avrebbe accettato questa nuova condizione senza porre in essere grandi forme di protesta". Invece "io penso che si siano incartati - ha continuato - non hanno colto le occasioni migliori per recedere dai loro intendimenti e a un certo punto non hanno avuto più strumenti".

L'istanza di revoca

L'istanza di revoca del 41 bis presentata al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stata "un'ipotesi eccezionale" proposta "perché sembrava che il ministro avesse offerto una via d'uscita, affermando che non era stato coinvolto in nessuna iniziativa né del Tribunale di Sorveglianza né del detenuto". Nordio ha tempo per rispondere fino al 12 febbraio "e se dovesse non farlo sarà come un rigetto implicito - ha proseguito - se risponderà negativamente ci sarà solo la possibilità di ricorrere di nuovo al Tribunale di Sorveglianza con tempi lunghissimi". Insomma "non ci sono tante possibilità di risolvere questa situazione così intricata in cui si sono messi loro stessi» ma «noi siamo i buoni e loro i cattivi - ha concluso - è talmente impari la battaglia che senza questa consapevolezza neanche entreremmo nell'agone del conflitto".