Il cercatore degli oggetti perduti. Si chiama Andrea Origgi, 52enne, fa l’impiegato ma nel tempo libero è detectorista a Milano. Usa cioè il metal detector, dispositivo elettromagnetico che rivela la presenza di oggetti metallici. Un hobby che ha preso piede in Italia da qualche anno, inseguendo la suggestione un po’ infantile di scoprire facilmente una fortuna nascosta, come un baule pieno di monete d’oro. Non è il suo caso. Non solo perché, come spiega, "ogni volta che si scava nel 99% dei casi si trovano rottami, come lingue di lattina o bulloni". Ma perché non è per arricchirsi che usa il cercametalli. Solo per scopi civili. Aiutare cioè gratuitamente a recuperare un gioiello o un mazzo di chiavi smarrito sui terreni pubblici. Un impegno che Origgi condivide con tutti i soci di I.me.de, Italia Metal Detector, associazione nata nel 2009 che sul sito accoglie gli appelli di chiunque abbia smarrito i metalli più vari: in 11 anni sono state pubblicate 706 richieste di aiuto (120 quest’anno). "La mia passione è nata 8 anni fa dopo un viaggio negli Stati Uniti e la scoperta di un modo splendido di passare del tempo all’aria aperta. Da 4 anni sono socio di I.me.de. e ho partecipato a diversi missioni di recupero". 54 missioni per la precisione. L’ultima per aiutare Andrea Schizzi che nella sera del 23 novembre ha perso la sua fede nuziale nell’area verde di via Pannonia, dove aveva portato a spasso il suo cane. Un anello in oro, prezioso per l’enorme valore affettivo, visto che si è sposato un anno fa. Purtroppo lo smarrimento è avvenuto quando la Lombardia era zona rossa e Origgi non poteva giustificare lo spostamento.
"Il tempo, quando si tratta di ritrovare un minuscolo oggetto, è decisivo" spiega il detectorista. Origgi possiede 4 metal detector. Quello che ha usato in zona Forlanini è professionale: "Abbiamo campionato la fede gemella della moglie per impostare la ricerca su una precisa frequenza. Così si evita di perdere tempo". Gli altri attrezzi sono una paletta per scavare e un puntatore di precisione per aree minuscole. "Per fare il detectorista non ci vuole il patentino ma si è sempre tenuti a rispettare le leggi" sottolinea. Quelle del codice prevedono il divieto di utilizzare il metal detector nelle aree archeologiche o nelle proprietà private senza autorizzazione. Nel caso di rinvenimento casuale di un manufatto archeologico si deve denunciarlo entro 24 ore. C’è anche un codice morale: "I cercatori non devono lasciare tracce del loro passaggio. Se fanno una buca la coprono. Se si trovano rottami li devono raccogliere e buttare via nei contenitori appositi". Il 40% delle missioni non va a buon fine. Purtroppo anche quella di via Pannonia, durata più di due ore, non ha dato i suoi frutti. Qualcuno potrebbe aver trovato l’anello e deciso di tenerselo e anche la pulizia di Amsa delle foglie potrebbe averlo fatto finire chissà dove. Certe volte però accadono miracoli. "Un paio di anni fa i nipoti di una donna della provincia di Asti avevano contattato I.me.de. perché lei aveva perso un anello nel suo orto, un regalo del marito, quindici anni prima. Sono riuscito a trovarlo. Mai visto nessuno così contento come quella signora". Per la cronaca, lo ha ringraziato con una deliziosa torta.
Annamaria Lazzari