Sui cartelli espongono ben chiare le ragioni della loro proteste e le proposte che mettono sul tavolo: "La scuola chiusa non garantisce il diritto allo studio". Un neonato comitato di genitori si è riunito ieri in presidio davanti a Palazzo Marino, sede del Comune scelta come “luogo simbolo“ delle istituzioni perché non era possibile andare a Roma, davanti al ministero dell’Istruzione. Affiancano gli studenti che da settimane stanno portando avanti la battaglia per la scuola in presenza, con proteste e flash mob nell’inedita modalità di ore di lezioni e studio all’aperto, davanti ai palazzi delle istituzionali o alle scuole chiuse. Lanciano un messaggio anche attraverso la pagina Facebook “A scuola“: "Non rubiamo il futuro ai ragazzi e al nostro Paese“.
I dati alla base della mobilitazione sono elencati nei cartelloni esposti ieri davanti a Palazzo Marino: "In Italia 336mila studenti senza internet; il 12.3% dei minori senza pc né tablet (20% nel mezzogiorno); il 57% di chi ha pc o tablet lo condivide con la famiglia; il 70% degli alunni in Didattica a distanza ha basse competenze digitali". Un sistema che taglierebbe fuori persone già svantaggiate, spingendole verso l’abbandono scolastico e la dispersione. A pagare il prezzo della Dad sono "alunni disabili, alunni con difficoltà di apprendimento, stranieri, alunni con disagio sociale ed economicamente disagiati".
Chiedono "scuola aperta in sicurezza per un futuro di competitività", anche perché l’Italia ha già registrato 18 settimane di scuole chiuse durante il primo lockdown, "più di ogni altro Paese europeo", senza alcun presidio scolastico d’emergenza per i figli dei lavoratori impiegati in settori chiave come la sanità, la sicurezza, la grande distribuzione. Tutti i giorni, dalle 13.30 alle 14.40, i genitori si riuniranno in presidio davanti a Palazzo Marino, per le prossime due settimane.
Un presidio a turni di due persone alla volta, con biciclette, mascherine e cartelli, di pari passo con le iniziative degli studenti. Genitori e figli uniti da un’unico obiettivo: la riapertura delle scuole per tutti e in condizioni di sicurezza. Venerdì gli studenti "amareggiati e abbandonati dalle istituzioni" si sono dati appuntamento per la terza volta sotto Palazzo Lombardia per continuare le lezioni da remoto in piazza. C’è chi si è portato un tavolino da campeggio, chi coperte, thermos con tè caldo e calzettoni, guanti e cappellini di lana indossati per resistere al freddo di novembre: "Meglio qui che chiusi in una stanza".
Andrea Gianni