
Roberto
Re*
Si sente sempre più spesso parlare di “mental coaching” nell’ambito sportivo. Gli ambiti su cui intervenire per migliorare le prestazioni dell’atleta sono principalmente tre: l’aspetto tecnico, quello fisico e quello mentale. E se i primi due sono da sempre oggetto di intervento, solo recentemente si è iniziato a porre attenzione alla parte mentale e alla sua importanza nel determinare il risultato finale. La mente si può allenare, esattamente come un muscolo. Si possono allenare mentalmente i gesti tecnici, le reazioni emotive a determinate situazioni, il livello di attenzione e concentrazione e tutte le componenti mentali. Gli ambiti principali su cui è più frequente lavorare con degli atleti professionisti sono tre: primo, la gestione della pressione, dello stress e delle aspettative. Il vero campione sviluppa la capacità di trovare serenità anche nei momenti peggiori. Secondo, il lavoro su abitudini mentali scorrette: occorre scardinare convinzioni che portano a limitare le proprie potenzialità. Infine, la gestione dell’emotività durante la prestazione: imparare a gestire i propri stati d’animo e a guidare l’inner game, quelle dinamiche che avvengono nella propria mente. Come si svolge l’interazione tra atleta e mental coach? Si definiscono insieme all’atleta gli aspetti su cui si vuole lavorare e gli obiettivi. Tecniche, strategie ed esercizi per allenare la mente (visualizzazione, neuro associazione) consentono di associare pensieri positivi a determinate situazioni. Così come tecniche legate alla respirazione o ad altri aspetti somatici. Il ruolo del mental coach nello sport diventa sempre più importante: sono nati percorsi come il Master in Sport Mental Coaching dell’International Sport Mental Coaching Institute, per chi vuole imparare a fare seriamente e con grande professionalità questo lavoro, oltre a corsi online dedicati agli sportivi, anche non a livello agonistico, che vogliano iniziare a lavorare su sé stessi.
* Mental Coach